Giovedì 18 Aprile 2024

L’allarme del procuratore "Ragazzi fuori dalla realtà"

La denuncia di Cascone (Tribunale dei minori): "Vivono come in un reality"

"Ci troviamo di fronte a ragazzi che credono di vivere in un reality show permanente, in un film o in una canzone, con i social che fanno da palcoscenico e cassa di risonanza. La sfida è riuscire a invertire questi meccanismi, innescare un vero cambiamento". Il magistrato Ciro Cascone, procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Milano, legge l’episodio di Seregno come l’ennesimo campanello d’allarme sulla violenza fra i giovanissimi.

Colpisce l’età dei minorenni accusati di tentato omicidio: hanno appena 14 e 15 anni.

"Purtroppo si è abbassata progressivamente l’età dei giovani che commettono reati e questo episodio è l’ennesima dimostrazione. I filmati che abbiamo visionato fanno accapponare la pelle: sembra una scena da film, solo che è successa realmente. Le spedizioni punitive legate a ’ragazze contese’ sono sempre successe, è una storia vecchia come il mondo, solo che si è alzata l’asticella della violenza e si è abbassata l’età dei protagonisti. La vittima ha rischiato realmente di morire".

Un effetto anche di un uso distorto dei social?

"Se in passato il palcoscenico era limitato al bar o ai compagni di scuola, adesso il pubblico è amplificato all’infinito. Questi gesti spesso sono una esibizione di forza, che vengono fatti anche per dimostrare agli altri il proprio potere, quindi hanno bisogno di un palcoscenico il più ampio possibile. Assistiamo a ragazzi che perdono un contatto con la realtà e agiscono senza pensare alle conseguenze. Il modello di vita diventa quello del criminale senza scrupoli, del mafioso che non ha paura di uccidere".

Come si potrebbe intervenire per invertire la rotta?

"Per cambiare i ragazzi bisogna educare gli adulti. Il primo esempio arriva dal vissuto quotidiano di ragazzini che magari si trovano a crescere in famiglie disgregate, poco attente ai loro bisogni, distratte da altre cose e incapaci di cogliere i segnali. Servirebbe quindi uno sforzo collettivo, anche per cambiare i modelli di riferimento".

Negli ultimi anni ha assistito a un aumento dei reati commessi da minorenni?

"L’aumento è quantitativo ma, soprattutto, aumenta la violenza. Per fare fronte alla mole di lavoro serverebbe più personale per la giustizia minorile, ma anche per i servizi sociali. Invece siamo perennemente sotto organico. Questi ragazzi possono essere salvati, è possibile portarli su una strada diversa, solo che serve una vera attività di prevenzione e un’azione educativa. Il carcere non risolve i problemi".

Da studi e ricerche emerge che si è abbassata anche l’età dell’assunzione di droghe.

"È un’emergenza, perché l’assunzione di sostanze, anche le cosiddette droghe leggere, ha effetti devastanti. Invece dagli adulti arriva il messaggio che tutto è lecito. Un problema che è sottostimato, e di cui non si parla, è quello dell’alcol: l’assunzione anche da parte di ragazzini è ormai socialmente accettata, e invece provoca danni enormi non solo all’organismo. Pensiamo agli incidenti stradali, alle violenze, agli abusi sessuali che si potrebbero evitare".

Andrea Gianni