Brescia: l'agguato sotto casa, poi l’orrore. Massacra l’ex in strada a martellate

Femminicidio a Castegnato. Dopo la fine della relazione la tormentava, le aveva squarciato le gomme dell’auto. Ma lei non l’aveva mai denunciato

Nei riquadri Elena Casanova ed Ezio Galesi

Nei riquadri Elena Casanova ed Ezio Galesi

Castegnato (Brescia) - È successo ancora. Un femminicidio. Per mano di un uomo che non accettava la fine di una storia. Cambia solo il luogo in cui è accaduto: Castegnato, Ovest bresciano, a una manciata di chilometri dalla città. Stavolta a perdere la vita è stata Elena Casanova, 49 anni. Uccisa a martellate ieri sera poco dopo le 19 dall’ex, Ezio Galesi, dieci anni di più, che l’ha aspettata sotto casa, le ha sfondato il parabrezza dell’auto sulla quale si trovava la donna e poi l’ha estratta a forza dall’abitacolo, colpendola a più non posso. Una scena di violenza inaudita, che ha richiamato in strada, in via Fiorita, una sequenza di casette a schiera ordinate con visuale sull’aperta campagna, una piccola folla di persone sconvolte. "Non ci posso credere – dice un amico di vecchia data accorso sul posto, in lacrime –. Ci eravamo mandati messaggi fino alle 18,30 per darci appuntamento per colazione venerdì mattina. Lei era tranquilla. Sapevo che da poco aveva un nuovo amore, ma non mi aveva mai confidato di avere problemi con l’ex".

Operaia all’Iveco, il colosso dei veicoli industriali di Brescia, appassionata di arte e cultura, Elena dopo un matrimonio naufragato con Marco, da cui era nata una figlia, Alice, 17 anni, per un periodo, circa un anno e mezzo fa, aveva frequentato Galesi. Lavoretti saltuari nel settore edile, come lei Galesi aveva alle spalle un’unione finita e due figli. La storia pare sia durata poco e si è interrotta un anno fa per volere della donna. Lui però non si era mai rassegnato. La pressava, la chiamava, le mandava messaggi, le faceva appostamenti.

Le aveva anche tagliato le gomme dell’auto. Elena però non l’aveva mai denunciato. Finché ieri, in una fresca e nebbiosa serata d’autunno, lo stalker si è trasformato in omicida. È arrivato sotto casa della ex armato di martello e l’ha attesa nel posteggio, in auto. Quando Elena è uscita ed è montata in macchina, Galesi le ha bloccato ogni via di fuga. E l’ha aggredita. Le ha frantumato il parabrezza a martellate, quindi tra le urla disperate della poveretta l’ha strappata fuori dalla vettura e poi si è scagliato su di lei colpendola a ripetizione finché non l’ha vista stramazzare. Poi è rimasto sul posto, inebetito.

"L’ho copada (l’ho ammazzata, in dialetto, ndr) – ha confessato a un vicino che si era precipitato in strada per le urla –. Chiama i carabinieri". Quando sono arrivati i militari della compagnia di Chiari gli hanno infilato le manette e l’hanno portato in caserma. "Per un pelo mia nipote non ha assistito all’aggressione – racconta basito il cognato della vittima –. Mio fratello Marco e Alice erano di ritorno a casa con le pizze e hanno notato Galesi in piedi fermo nel parcheggio, il corpo già a terra. Marco ha fatto in tempo solo a portar via la figlia". E proprio l’ex marito ha raccontato di aver visto Galesi "davanti a Elena che era a terra, era lì, fermo immobile, fumava una sigaretta. Ho capito fosse successo qualcosa".

Rimane il dolore. E il dubbio atroce che forse l’ennesimo femminicidio poteva essere evitato. L’ennesimo femminicidio dopo un’estate tragica per la provincia di Brescia. Appena un mese fa, lo scorso 14 settembre, ad Agnosine in Valle Sabbia, Giuseppina Di Luca fu uccisa sotto casa dal marito Paolo Vecchia che non si era rassegnato alla fine del loro matrimonio. L’operaio di 52 anni ha aspettato la sua ex sotto la casa dove lei era andata a vivere per stargli lontano, armato di un pugnale e un coltello a serramanico. Quando l’ha incontrata, l’ha colpita almeno dieci volte al petto finché la donna non è crollata al suolo esanime. Solo dopo averla vista morire di fronte ai suoi occhi l’uomo ha deciso di andarsi a costituire dai carabinieri, alla stazione del paese vicino. Il 14 agosto a Cazzago San Martino, Shkelqim Bedeli di 55 anni ha prima ammazzato la moglie di 54 anni, Shegushe Paeshti, e poi si è impiccato a una ringhiera. L’uomo, di origini albanesi come la moglie, ha lasciato due lettere scritte con il computer: una indirizzata ai figli e l’altra alle autorità quasi a volersi giustificare per quel folle gesto. Su alcuni fogli scritti a mano il marito ha spiegato che nella coppia si erano creati dei dissidi insanabili e che per lui l’unico modo di mettere fine alla situazione era la morte. Ad allertare i carabinieri e i vigili del fuoco erano stati i figli della coppia, in quel momento in ferie, preoccupati perché da alcuni giorni i cellulari della mamma e del papà squillavano a vuoto.