L’agenda Meloni "Con me l’Italia torna a fare i suoi interessi Stop al caro-bollette"

Al Villaggio Coldiretti prima uscita pubblica post-voto per la leader di FdI "Daremo risposte rapide ai problemi, ma non intendiamo fare da soli"

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di Giambattista Anastasio e Giulia Bonezzi

Il caro energia è in cima all’agenda Meloni. "Sono in costante contatto col governo uscente che è impegnato in una trattativa complessa a livello europeo, e confido che ci saranno i margini per una soluzione" che, però, "comunque vada impatterà sui costi energetici tra qualche mese. Il lavoro che va fatto in queste ore è per capire come possiamo intanto intervenire sui costi enegetici di quest’autunno, non ci possiamo permettere di andare avanti come in questi mesi", ha detto la vincitrice delle elezioni ieri, alla sua prima vera uscita pubblica dopo quasi una settimana "a lavorare sui dossier più urgenti".

Non ha scelto Roma, Giorgia Meloni, ma Milano, scortata da Francesco Lollobrigida e Ignazio La Russa tra le braccia amiche del villaggio Coldiretti al Castello Sforzesco, dove agricoltori e allevatori la accolgono con acclamazioni, bandiere gialle e standing ovation. Meloni firma la petizione per fermare il "cibo sintetico" e non rinuncia a un giro al mercato contadino dove, tra una scaglia di Grana Padano e un assaggio di mozzarella, fa il bagno di folla, di cori e di "brava", di ragazzine (ma anche donne adulte) che vogliono un selfie; e scansa col sorriso il vaticinio di un passante ("Ocio che Salvini fa cadere il governo!"). Sul palco la premier in pectore ("Se dovessimo essere chiamati a governare...", si schermisce, e in platea scappa qualche risata) fa capire di non aver apprezzato i 200 miliardi di aiuti ai tedeschi che il coordinatore di FI Antonio Tajani ha appena definito "un atto di egoismo della Germania": per Meloni, "se pensiamo a livello nazionale di regalare dei soldi per pagare le bollette facciamo un regalo alla speculazione. Il problema è fermare la speculazione" sul prezzo del gas.

Però, rivendica, "quando dicevamo che in Europa si parte dalla difesa dei propri interessi nazionali non eravamo populisti, ma lucidi. La postura dell’Italia deve partire dalla difesa dell’interesse nazionale per trovare soluzioni comuni. Non vuol dire avere un approccio negativo verso gli altri, ma averne uno positivo nei confronti di se stessi".

Parole che fanno spellare le mani alla platea di Coldiretti, sul piede di guerra per le euroregole considerate punitive sulle emissioni degli allevamenti e sui fitofarmaci, che contesta un approccio "ideologico" alla sostenibilità incarnato dall’odiato Frans Timmermans, olandese e socialdemocratico, vicepresidente della Commissione europea con delega al Green Deal, che il presidente di Coldiretti Ettore Prandini torna a definire "il nemico". Meloni non raccoglie quest’ultima suggestione, come Tajani festeggia la frenata europea sul fronte fitofarmaci, ma promette battaglia "contro il nutriscore", l’etichettatura alla francese, e "tutto quello che dovesse nuocere a un prodotto di eccellenza che garantisce anche la sicurezza alimentare". Assicura l’impegno a "restituire una strategia industriale nazionale a questo Paese", e che nei rapporti "tra Stato e imprese la nostra bussola è non disturbare chi vuole fare, assumere, creare ricchezza".

Per l’agroalimentare "sul quale negli ultimi anni si è abbattuto un domino tra pandemia, siccità, eventi atmosferici violenti e aumento dei costi dell’energia e dei fertilizzanti", per Meloni c’è un "lavoro da fare a livello nazionale ed europeo. Questo comparto ha lavorato sulla sostenibilità e ciononostante a causa di un approccio ideologico assurdo si è trovato a fare i conti con vincoli che non l’aiutavano. Noi vogliamo difendere l’ambiente, ma con l’uomo dentro". La leader di Fratelli d’Italia declina anche il concetto di "sovranità alimentare", al quale Coldiretti vorrebbe intitolare un ministero che, soprattutto, condensi deleghe oggi sparpagliate. Per Meloni significa "un approccio pragmatico e serio alle catene di approvvigionamento. Ci hanno detto per decenni che la globalizzazione senza regole avrebbe reso tutti ricchi e contribuito alla democratizzazione, non è accaduto: la ricchezza si è concentrata verso l’alto, le autocrazie si sono rafforzate, noi ci siamo indeboliti. Italia ed Europa devono ripensare le catene di approvvigionamento, con una strategia nazionale quando possibile, quando non lo è europea", e se ancora non è possibile rivolgendosi a Paesi "amici" o "vicini".

Prima della Coldiretti, Meloni ha visto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. "Un incontro molto cordiale e costruttivo", si è limitata a commentare. Sul tavolo non poteva non finire la questione tutta lombarda del conflitto ormai belligerante tra il governatore leghista Attilio Fontana e la sua vice Letizia Moratti, entrambi intenzionati a candidarsi presidente alle regionali 2023. Fontana ha detto che il rapporto di fiducia "si è incrinato", e che "si riserva di prendere una decisione definitiva" dopo "un confronto con i leader del centrodestra". Gli stessi ai quali ha fatto appello Moratti, chiedendo una risposta altrettanto definitiva sulla sua candidatura, "dopo la formazione del governo che in questo momento è la priorità assoluta". Su quest’ultimo punto concorda Meloni, che agli alleati ieri avrebbe ribadito la stima per Moratti e detto chiaramente che non è il momento di aprire uno scontro interno. Perché in cima all’agenda c’è la formazione dell’esecutivo e, prima ancora, c’è il nodo bollette.