Lacrime napoletane La festa finisce prima di iniziare Ma il piano sicurezza funziona

Il pareggio con la Salernitana non basta alla squadra azzurra per conquistare lo scudetto. I tifosi, che avevano colorato strade e piazze di tutti i quartieri, sono tornati a casa delusi.

Lacrime napoletane  La festa finisce prima di iniziare  Ma il piano sicurezza funziona

Lacrime napoletane La festa finisce prima di iniziare Ma il piano sicurezza funziona

di Nino Femiani

Sembrava davvero la mano di Dio. Come 33 anni fa il gol di testa di un difensore (nel 1990 Baroni, ieri Olivera), come allora una città che freme per quel tricolore meritato da cucire sulla maglia. E, invece, la beffa, il gol nel finale dei granata di Salerno, festa rinviata, umore cupo. Il sito ufficiale del Napoli trasmette abbattimento con un post pieno di scoramento: "Adda passà ‘a nuttata…". La delusione si legge sul volto delle migliaia di napoletani radunati in tante parti della città: al Plebiscito, sul Lungomare, lungo la spendacciona via Toledo, davanti allo stadio Maradona quasi una prosecuzione emozionale dei 51mila che hanno avuto la fortuna di trovare un biglietto. Lo sconforto si avverte soprattutto in via Emanuele De Deo, ai Quartieri Spagnoli, dove si è costruito l’altarino del "Pibe". "A vita è tosta e nisciuno t’aiuta, e si ‘na vota quaccuno t’aiuta è pe’ te dicere "t’aggio aiutato" (La vita è dura e nessuno ti aiuta, e se qualcuno una volta ti aiuta è per dirti "ti ho aiutato", ndr), dice un uomo vestito con la maglia numero 9 di Osimhen, l’uomo mascherato del Napoli. Ce l’ha con i "cugini" di Salerno che hanno fatto catenaccio per 84 minuti prima di pugnalare Meret. "Ci odiano, non vedevano l’ora di farci lo sgambetto. Ho letto su un sito che dopo il gol del pareggio hanno fatto cori contro Spalletti e caroselli per la città. Non è che ci aspettavamo aiuti, ma almeno non questa cazzimma contro di noi".

Un sentimento che contagia anche i tifosi al Maradona, c’è qualche scaramuccia con i salernitani. Scendendo dai Quartieri Spagnoli, giù per Montecalvario fino a Toledo si vede tutta la festa preparata e che sarà riaccesa come un bengala giovedì sera, almeno si spera. "Vuol dire che festeggeremo da stasera fino a giovedì", dice un ragazzo che non ha vissuto i fasti dei primi due scudetti. "Guardi dopo il pareggio sono andato al murales del Pibe e gli ho detto: Maradò, tu sai che io non sono un tifoso, ma un tuo adoratore. Perciò stavolta falli tu due gol all’Udinese, pure da lassù".

Alle 19 davanti al bar Gambrinus, c’è ancora tantissima gente che lascia controvoglia piazza Trieste e Trento. Molti dovranno tornare a piedi fino ai parcheggi di via Brin, quattro chilometri più a sud. Il centro città è blindato con una maxi-isola pedonale, niente auto e motocicli per evitare sarabande e scempi. Il dispositivo ha funzionato e se c’è un elemento positivo, in questa domenica gelata, è proprio la perfetta oliatura del meccanismo di protezione civile messo in campo dal prefetto Palomba e dal sindaco Manfredi. Ma c’è anche chi come il napoletano Claudio Velardi punta il dito su questa festa anticipata che si è rivelata come un matrimonio in cui la sposa non si presenta all’altare: "Una festa convocata in una data sbagliata, pompata da media irresponsabili, gestita in modo irrazionale dalle istituzioni. Sullo sfondo l’eterno pulcinellismo di un’intera città". Parole severe a cui Pierluigi Battista risponde con lo sberleffo di una foto: "È stata la mano di Dia (l’autore del gol granata, ndr)".

Anche i tifosi vip cercano qualche consolazione al mezzo flop del Maradona. "Vuol dire che sarà una festa ancora più lunga – dice Antonello Perillo, ex capo della redazione di Napoli della Rai –. Napoli troppo teso, la squadra sembra aver sofferto la pressione di questi giorni gonfi di attesa. Nonostante un dominio assoluto, è mancata la cattiveria necessaria per vincerla. Dieci e lode al pubblico del Maradona che ha applaudito e intonato cori anche a gara finita". Anche la giornalista del Mattino, Anna Trieste, celebre per i suoi tweet in dialetto, non se la prende poi tanto: "Vabbuò. Amma aspettat 33 anni. Aspetteremo n’atu ppoco. Del resto, siamo abituati cu ‘o rraù a aspettare il momento giusto".

Il popolo azzurro resta sul pezzo e prepara la trasferta di giovedì sera al Friuli e i festeggiamenti bis in città. Un club di tifosi prepara davanti al murales di Diego un presepe con un finto Vesuvio che erutta azzurro. Qualcosa non va, il fumo è bianco come per l’elezione del Papa. "Per giovedì deve essere perfetto, guagliù. Deve funzionare, proviamo, proviamo". Ormai il rospo granata sembra metabolizzato, si guarda alla sfida di Udine. "Basta un punto, ormai è solo questione di tempo, questo scudetto è vinto, è solo questione di tempo", ripete una ragazza con la maschera di Osimhen già tatuata con lo scudetto. Certo, qualcuno va via con la bandiera tra le gambe, ma il grosso resta a preparare la baldoria dell’intero quartiere. "Prendiamo il buono da questo pareggio, dovevamo finire di cucire la maxi bandiera che copre tutto il rione. Per giovedì sarà pronta e faremo festa fino all’alba".