L’accusa della moglie "L’hanno ucciso perché nero" E i nigeriani bloccano le strade

Protesta contro l’indifferenza di chi ha visto e non è intervenuto: "Facevano i video con i cellulari". La solidarietà del sindaco: "Siete nostri fratelli". Il Comune si prende carico della donna e del figlio

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di Chiara Gabrielli

CIVITANOVA (Macerata)

"Me l’hanno ucciso perché era nero. Sennò perché tanta cattiveria contro di lui? Voglio giustizia per mio marito. Non è possibile andare a lavorare e non tornare più a casa". Lo grida più volte, sdraiata per terra, in lacrime, Charity, vedova inconsolabile di Alika Ogorchukwu, 39 anni, di nazionalità nigeriana, ammazzato venerdì sul marciapiede del corso principale di Civitanova Marche. Il grido di "Stop kill the black, justice for Alika", si diffonde rapidamente e anima la protesta per le vie e nella piazza.

Nigeriani e italiani, tutti insieme, alzano la voce davanti all’orrore di un omicidio commesso a mani nude in pieno giorno. Senza che sia intervenuto nessuno per aiutare Alika, venditore ambulante, padre di famiglia. La follia di Ferlazzo ha strappato per sempre Ogorchukwu alla moglie e al figlioletto di 8 anni. La vedova non resiste al dolore e, in una città sconvolta da disordini e proteste, ieri, si butta a terra. E piange per una morte senza senso: "Io e mio marito stavamo insieme da tanto – racconta, la voce straziata –. Perché, perché è dovuto capitarci questo? Ieri (venerdì, ndr), Alika è uscito per andare a lavorare. Non è mai tornato. A un certo punto, mi sono venuti a chiamare a casa: ‘Corri, dobbiamo andare a Civitanova’. Non capivo nulla, ero terrorizzata. Arrivata in corso Umberto, l’ho visto a terra. Non ci potevo credere. Non è possibile morire così. Voglio vedere l’uomo che l’ha ammazzato", implora Charity, mentre tanti si fermano e l’abbracciano: "Ci vergogniamo di essere civitanovesi".

È distrutta dal dolore, divorata dalla rabbia: "Nessuno ha mosso un dito per salvarlo. Nessuno. Tanti stavano a guardare, hanno lasciato che me l’ammazzassero". L’ultimo bacio alla stazione di San Severino, dove il 39enne abitava con la moglie, il figlioletto e la nipotina: "È stata l’ultima volta che l’ho visto", dice Charity. La comunità nigeriana è tutta in strada: mostra cartelli con le foto di Alika, molti si sdraiano sulla strada e bloccano il traffico per più di mezzora e lì restano, fermi. Come il loro amico immobile sull’asfalto, senza vita. "Nessuno lo ha aiutato – gridano –, tutti hanno visto, ma hanno preferito girare dei video". "Condanniamo quello che è successo – commenta in mezzo alla folla arrabbiata il sindaco, Fabrizio Ciarapica -, quella persona sicuramente finirà la sua vita in galera. Condanniamo la violenza, ma anche l’indifferenza di chi stava lì e non ha fatto nulla. Noi siamo con voi – dice rivolto ai nigeriani –, siete nostri fratelli". Appena si saprà la data del funerale, a Civitanova sarà proclamato il lutto cittadino. Il Comune pagherà la cerimonia funebre e Ciarapica si è impegnato a prendersi cura della vedova e della famiglia. La Regione, governata da Francesco Acquaroli di Fd’I, si costituirà parte civile al processo.