Martedì 23 Aprile 2024

La voce fuori dal coro "Non canto per l’ayatollah" Sedicenne uccisa a scuola

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di Lorenzo Bianchi

ROMA

Asra e le sue compagne di classe non avevano nessuna intenzione di intonare un inno in onore della Guida Suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Indispettiti dal rifiuto, gli agenti delle forze di sicurezza le hanno picchiate selvaggiamente. Alcune studentesse del liceo “Shahed” di Ardabil, una città del Nord-Ovest vicina al mar Caspio, sono finite in ospedale, altre in carcere. Asra Panahi, 16 anni, è morta un giorno dopo, il 14 ottobre, per le ferite subite nell’inatteso e impari scontro. La notizia è emersa grazie al Consiglio di coordinamento dei docenti iraniani, un sindacato dei professori che ha denunciato più volte l’arresto di suoi aderenti durante le proteste di massa innescate dal fermo e dalla tragica fine di Mahsa Amini, la donna curda di 22 anni che secondo la “polizia per la prevenzione del vizio e per la diffusione della virtù” indossava il velo lasciando parzialmente scoperti i capelli.

Naturalmente le autorità della teocrazia respingono ogni responsabilità. Per il prossimo fine settimana sono previste altre manifestazioni. Seguendo un copione ormai consolidato, un uomo identificato come lo zio di Asra è apparso sui canali televisivi di Stato e ha dichiarato che la nipote è stata stroncata da un difetto cardiaco congenito. Esattamente come accadde per Mahsa Amini, arrestata a Teheran il 13 settembre. Nei giorni scorsi le autorità hanno ordinato raid e incursioni nelle scuole di tutto il Paese. Molti studenti sono stati fermati e caricati su auto in sosta vicino alle loro aule. In diverse occasioni i poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni. Il sindacato dei docenti ha condannato le "brutali e disumane incursioni" e ha chiesto le dimissioni del ministro dell’istruzione Yousef Nouri.

Una studentessa di 19 anni, che il quotidiano britannico The Guardian identifica come Nergis, avvertendo però che è un nome di fantasia, sostiene che la morte di Asra Panahi, di Nika Shahkarami, 17 anni, e di Sarina Esmailzadeh, 16 anni, tutte finite per loro sventura nelle grinfie delle forze di sicurezza, motiva lei e i suoi coetanei a non mollare. Nergis è stata colpita alle gambe e alla schiena con proiettili di gomma, ma non demorderà. "L’intera nazione – spiega – si è svegliata e si riconosce in una causa comune. Non è questione solo della fine di Asra Panahi. La Repubblica Islamica sta uccidendo la nostra gente da quaranta anni, ma nessuno sentiva le nostre voci. Facciamo sapere al mondo che questa non è più solo una protesta, ma che ci battiamo per una rivoluzione. Ora che tutti ci state ascoltando non ci fermeremo". "Adesso – insiste e precisa – sappiamo quello che prima ci sfuggiva e cioè che siamo tutti uniti, compresa la gente del Balucistan e delle regioni curde. Il mondo ha conosciuto i casi di Nika, di Sarina e di Asra, ma ci sono anche altre vicende di adolescenti dei quali non si è mai parlato".