Ischia, la villa sull’orlo del precipizio. "Crollava tutto, come in un film"

"Così ho salvato la mia famiglia: ho sentito un boato e li ho svegliati. Le nostre vite sospese, due ore in attesa dei soccorsi". Il padre: io, mia moglie e i nostri tre figli ci siamo abbracciati sotto al diluvio incessante

La villetta bianca su due piani di Enzo Botta, sotto il Monte Epomeo

La villetta bianca su due piani di Enzo Botta, sotto il Monte Epomeo

Ischia (Napoli), 28 novembre 2022 - "Ogni goccia di pioggia era come una sentenza. Ogni goccia di pioggia che imbeveva il terreno rendeva più vicino un altro distacco come quello che aveva portato via un terzo del terreno sotto la nostra casa. Le nostre erano vite sospese. Per due lunghe ore siano stati letteralmente sull’orlo del baratro. Se la montagna avesse ceduto ancora un po’ saremmo stati travolti, portati via come fuscelli. Non avevamo certezze, solo paura". Enzo Botta è un uomo fortunato, dannatamente fortunato, e adesso che è sfollato al vicino Hotel Michelangelo non smette di rispondere al telefono, pure lui incredulo come chi lo chiama.

Nella notte nella quale il Monte Epomeo ha scaricato una valanga di ceneri vulcaniche incoerenti imbevute di acqua a formare una melma liquida e mortale che scorreva ad alta velocità verso la frazione di Gradone e poi il paese di Casamicciola, Enzo Botta è sopravvissuto nonostante una delle frane abbia letteralmente strappato parte delle fondamenta della sua casa. L’immagine della sua villetta sospesa è probabilmente l’immagine di questa tragedia idrogeologica. "Pioveva come raramente ho visto – racconta –, ma pensavo che al massimo ci sarebbe stata qualche piccola alluvione nei valloni, niente di che. Alle cinque e un quarto ero già in piedi preoccupato per il maltempo, ho notato che era andata via la corrente e solo dopo ho cominciato a sentire un rumore che gradualmente aumentava. Poi c’è stato una scossone. Ho gridato ai miei tre figli di vestirsi rapidamente che dovevamo andare via. Alla luce dei cellulari ci siamo preparati in due minuti, io e mia moglie siamo andati dai nostri figli, il più piccolo ha 12 anni gli altri 21 e 24, e insieme siamo usciti sul retro. Non avevamo la minima idea che sotto parte della casa c’era il vuoto, ma avevamo capito che qualcosa era franato sotto di noi e avevamo sentito la casa muoversi. Mi sono diretto fuori da qui, velocemente. Ha presente i disaster movies hollywoodiani? Qualcosa di simile, solo che c’eravamo noi nel mezzo". Fuori, dice, diluviava. "Io ho guardato come fosse la situazione, stava albeggiando, e ho visto che sotto la casa c’era un baratro. Ho rabbrividito. Ho fatto spostare tutti a un ventina di metri a monte, lungo il vialetto di accesso alla casa. E lì ci siamo stretti uno all’altro, per riscaldarci e proteggerci un po’ dalla pioggia. Col cellulare ho chiamato i carabinieri. Ed è stato un sollievo: potevamo contare sul fatto che qualcuno si sarebbe occupato di noi, prima possibile". È stata un attesa molto lunga. "Abbiamo aspettato circa due ore. Il problema era raggiungerci, con tutte le strade trasformare in fiumi di fango che ancora scendeva. Eravamo consapevoli che salvarci era difficile. Ci hanno pure chiamato per dircelo. Ma poi finalmente sono arrivati e ci hanno portati via". Ma l’avventura vissuta non gli ha fatto passare la voglia di tornare in quella casa. Anzi. "Spero davvero – dice – di tornare appena sarà possibile in una casa che ho costruito con tanti sacrifici e che, sottolineo, non è abusiva". Il fatto che sia oggettivamente ad alto rischio idrogeologico non lo scalfisce, come non scalfisce la maggior parte degli abitanti di una frazione che al tempo stesso è a rischio simico – come ha testimoniato il terremoto del 2017, che ha fatto danni seri solo lì – e ad altissimo rischio idrogeologico.

"Di case come quella – dice il sindaco della vicina Lacco Ameno, Giacomo Pascale – ce ne sono almeno 14. E i proprietari dovranno rendersi contro che non possono tornare, che è troppo pericoloso". La dura legge di Ischia, bellissima ma fragile, non consente alternative se si vorranno evitare altri lutti. Perché la fortuna non ripete.