La vera riforma della giustizia: ridurre i tempi

Valerio

Baroncini

Esiste un tempo per la giustizia? Bastano sette minuti per un processo, come accade a Bologna, dove lunedì sono state fissate in una sola mattina 70 udienze davanti a un unico giudice, costretto a frazionare le cause a intervalli regolari come nel programma di una gara olimpica di sci di fondo? La risposta la dava già, tragicamente duemila anni fa, il poeta Orazio, scrivendo che "mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia". Eppure il mantra ‘Carpe diem’, cogli l’attimo, non pare proprio abbinarsi al sistema giudiziario italiano, nemmeno nelle ore in cui la ministra Marta Cartabia porta in Consiglio dei ministri la riforma tanto attesa. Ma, al netto delle porte girevoli tra magistratura e politica e della riforma sull’elezione del Consiglio superiore della magistratura di cui tanto oggi si discute, il vero tema – la dinamica che davvero inciderà sulla vita di cittadini, enti locali e imprese – è proprio quello dei tempi della giustizia.

A breve inizieranno a funzionare sotto l’egida del Pnrr i primi "uffici del processo", che aiuteranno a smaltire le cause arretrate e ben venga. L’avvocato e professore di diritto penale Tommaso Guerini lancia, non sbagliando, una suggestione: perché non introdurre la figura di un manager specializzato proprio nell’organizzazione della giustizia? È, poi, sulla depenalizzazione di determinati reati che il legislatore dovrebbe agire con forza per accelerare le tempistiche globali: delle famose 70 udienze bolognesi, molte sono fissate per reati che meritano una risposta, ma decisamente ‘minori’. Eppure, con il personale ai minimi termini e una litigiosità che di certo non sfiorisce, gli uffici si ingolfano. Questo accade moltissimo nel penale, dove la digitalizzazione dell’azione processuale è decisamente inferiore rispetto al civile: perché non accelerare alcune fasi proprio grazie ai servizi digitali? La pandemia non ci ha insegnato questo? Trovare strade più corte, rispettando riti e garanzie per imputati, parti civili e professionisti, non è lesa maestà. La certezza di una sentenza in tempi rapidi ha più peso di molte modifiche su prescrizione e improcedibilità.