Mercoledì 24 Aprile 2024

La vera gioia non si perde con una partita

Davide

Rondoni

Uscendo dalla stretta cronaca sportiva, anche in questo senso la Nazionale - e lo sport in generale- sono una metafora per comprendere la vita. Le gioie passano. Lo dicono in tanti. E l’esperienza del cambio di clima intorno alla Nazionale sembra confermarlo. Ogni gioia è effimera, dicono da millenni filosofi e saggi di ogni genere, per mettere in guardia da superficialità, da facili retoriche. Il riso abbonda sulle bocche degli stolti, ripete il proverbio indicando che la gioia, o forse meglio l’allegria, se è continua dichiara la stupidità del soggetto. La faccia che ride a lungo ha la paresi dello scemo. Ecco, però bisogna intendersi. E non confondere.

L’allegria, l’euforia, l’esultanza passano inevitabilmente e giustamente. La gioia non è detto. Non a caso si chiamano gioie i gioielli, è insomma la stessa parola. E il portagioie di molte signorine e signore custodisce a lungo gioie preziose, magari raramente esibite, ma che non passano. Se confondiamo gioia e allegria è un guaio. Se scambiamo le cose che possono dare gioia con quelle che danno allegria, e se lo fanno i media, il guaio è serio.

Dimmi dov’è la tua gioia e ti dirò chi sei, potremmo affermare. Ci sono un sacco di cose che danno allegria effimera. Che sia effimera non significa per forza che sia “sbagliata”: una vittoria della squadra, una cosa divertente, un dono, ma anche una semplice scena vista per strada. Ma appunto si tratta di allegrie fuggevoli. L’errore grave è pensare, e far pensare, che le cose che danno allegria fuggevole sono quelle in cui cercare gioia e valore, addirittura per una nazione.

Le gioie non sono fuggevoli, sono i gioielli della nostra vita, se li abbiamo. Se li custodiamo e non li barattiamo al mercato di piccole simpatiche cianfrusaglie. Io ho gioie che durano da decenni. Gioie dure, durevoli, preziose.