Sabato 20 Aprile 2024

La variante ora fa davvero paura Quattro regioni rischiano il giallo

Torna la cabina di regia. Allo studio un numero minimo di tamponi e misure legate ai posti letto occupati. Slitta ancora la decisione sulla riapertura delle discoteche. Distanziamento e mascherine restano cruciali

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di Alessandro Farruggia

La variante Delta preoccupa e potrebbe generare nuove restrizioni. Al ministero della Salute si è consci che, se il trend rimane lo stesso, tra due o tre settimane alcune regioni – Sicilia, Campania, Abruzzo, Marche tra queste, ma non solo – che hanno livelli di incidenza ancora lontani dalla soglia di 50 casi ogni 100 mila abitanti ma in crescita, potrebbero peggiorare al punto da portarle fuori dalla zona bianca. In giallo o in arancione. Con la conseguenza di restare tali per tre settimane, praticamente per buona parte di agosto.

L’impatto sul turismo sarebbe notevole, ed è per questo che si vuole andare con i piedi di piombo. Ma la Delta dilaga in tutta Europa e un rapporto del ministero della Salute prefigura scenari preoccupanti, con il ritorno a 3 mila contagi il giorno a fine luglio e un nuovo picco di 8-11 mila casi al giorno a fine agosto. Con il generale Figliuolo il governo ha già inviato le regioni ad aumentare il tracciamento e i tamponi e a concentrarsi sul completamento delle seconde dosi, perché solo una vaccinazione completa copre contro la variante indiana, ma probabilmente sarà necessario andare anche oltre, anche se su questo nel governo c’è dibattito.

Ieri pomeriggio era uscita la notizia che oggi si sarebbe riunito il tavolo tecnico del ministero della Salute e dell’ISS che è impegnato nella definizione dei parametri che servono a stabilire la posizione delle regioni rispetto ai profili di rischio. Tra le proposte delle quali si ventila, la definizione di un numero minimo di tamponi settimanali: per la zona bianca potrebbero essere richiesti almeno 150 test ogni 100mila abitanti. Tra le proposte c’è anche quella di inserire i test che vengono effettuati per lo screening, dunque per il tracciamento. Una revisione, secondo la stessa fonte, potrebbe riguardare anche il cosiddetto Rt ospedaliero, vale a dire il tasso di occupazione dei posti letto: al momento la soglia minima di rischio per zona arancione o rossa è uguale o inferiore al 40% per i posti letto in area medica e al 30% per la terapia intensiva, che passerebbe rispettivamente al 30% e 20%.

Ma l’indiscrezione è stata seccamente smentita: "Sono prive di ogni fondamento – ha detto una nota ufficiale – le notizie relative a presunte riunioni di tavoli tecnici che avrebbero dovuto svolgersi oggi al ministero della Salute per ridiscutere i parametri".

La riunione ci sarà, probabilmente giovedì o venerdì, probabilmente sentito il Cts. E magari la settimana successiva si deciderà se qualche modifica dei criteri è necessaria o meno. Una cosa è certa, che non sarà modificata la normativa per l’uso della mascherine, che resteranno ancora obbligatorie negli spazi chiusi e, all’aperto, in caso di impossibilità di mantenere il distanziamento sociale. Parere per ora negativo anche alla riapertura di discoteche e locali da ballo, anche quelli con spazi all’aperto. In un primo momento sembrava che la data della riapertura potesse essere il 17 di luglio, ma le notizie che vengono da Spagna e Portogallo e da Malta, con molti giovani contagiati, sembrano cancellare questa eventualità.

Per scongiurare il rischio di chiusure in piena estate, da tempo alcuni governatori, come il ligure Giovanni Toti, chiedono di prendere in considerazione - come parametro determinante – l’attuale Rt ospedaliero, con le strutture sanitarie alleggerite per il calo dei casi gravi e l’avanzare delle vaccinazioni. Il governo lo sa, ma la linea è quella dettata dal ministro Speranza: grande prudenza.