La variante inglese sostituirà il virus

Brusaferro: "In sei settimane prenderà il posto degli altri ceppi". Per bloccarla bisogna accelerare la campagna vaccinale

È essenziale accelerare la campagna vaccinale, perché le varianti Covid si stanno diffondendo nel nostro Paese e costruiscono una minaccia sostanziale, essendo "molto più infettive" e non dando garanzie sulla risposta dei vaccini. Se "la variante inglese non riduce l’efficacia dei vaccini attualmente disponibili", altre varianti "potrebbero ridurla parzialmente". A dirlo è il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.

"L’indagine del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità sulla variante inglese in Italia – ha spiegato Rezza – ha riscontrato, sulla base di 1.852 sequenziamenti, 495 positività, una prevalenza nazionale pari al 17,8% con un range molto elevato tra regioni, con aree che arrivano anche a 50-59%, altre fra 0 e 5%. Le differenze tra regioni, sono dovute alla data di introduzione della variante. Prima arriva, più si diffonde, perché corre più dei ceppi ‘normali’ e tende a essere predominante, come è successo in Inghilterra".

"Risultato dell’indagine – rileva l’Iss – ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania sopra il 20%), c’è una circolazione sostenuta della variante inglese, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi". "In 5-6 settimane – ha confermato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro– la variante inglese potrebbe sostituire completaemente, o quasi, il virus SarsCov2 ora circolante". "L’epidemia di variante inglese – ha avvertito Rezza – è presente in più regioni ma non è matura. Occorre fare di tutto per bloccarla laddove ci sono dei focolai, ad esempio istituendo zone rosse locali, come si sta facendo in Umbria e in provincia di Chieti, e farlo in maniera chirurgica e tempestiva anche con mini-lockdown. La variante brasiliana è invece circoscritta in Umbria e Toscana, e quella sudafricana nel Tirolo". Rezza ha anche detto che, sulle fasce d’età per la somministrazione del vaccino AstraZeneca, indicato in Italia fino ai 55 anni mentre l’Oms lo raccomanda anche per gli ‘over 65’, "a breve è prevista una riunione di un gruppo di lavoro che dovrebbe trovare una soluzione".

Ma le regioni non si fidano, il Veneto sta cercando 4 milioni di dosi e il 3 febbraio ha chiesto all’Aifa la preventiva autorizzazione a poter negoziare l’acquisto e l’importazione con fornitori esteri di vaccini, considerata la carenza circa l’approvvigionamento. Anche io il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha confermato che la sua regione è pronta a fare acquisti extra.

Alessandro Farruggia