Ucraina, l'esperto: "La Ue non reggerà all’infinito. Bisogna farlo capire a Kiev"

Il prof Parsi: il nostro obiettivo dev’essere quello di costringere le parti a trattare. "Prima o poi il costo politico della guerra diventerà insostenibile per l’Europa"

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, 44 anni (Ansa)

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, 44 anni (Ansa)

"L’Ue deve prendere l’iniziativa e parlare chiaramente a Mosca e a Kiev per trovare le possibili vie d’uscita, tutto il resto sono chiacchiere e distintivo". Così Vittorio Emanuele Parsi ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano.

Professor Parsi, quale può essere una agenda per la trattativa? Cosa dovremmo dire a Kiev?

"Bisogna cominciare a parlare riservatamente con gli ucraini e dirgli: noi vi sosteniamo in maniera determinata, ma dovete capire che il costo politico di questo sostegno aumenta mano a mano che la guerra va avanti, perché le opinioni pubbliche sono preoccupate, perché ci sono posizioni non identiche tra i vari governi occidentali, perché ci sono tanti megafoni della propaganda russa".

Questo significa anche suggerire agli ucraini di ragionare su concessioni territoriali?

"Non si può andare a dire a un governo: devi cedere parte del tuo territorio. È l’approccio Kissinger: concedere territori sulla pelle degli ucraini. Gli ucraini non possono accettarlo. Quel che si può invece dire è: il sostegno ha un costo politico, e potrebbe arrivare un giorno, tra sei mesi, un anno o tra due anni, nel quale il costo di questo sostegno diventi difficilmente sostenibile o magari insostenibile. Gli ucraini faranno le loro valutazioni. Senza minacce e forzature, ma bisogna ragionare con loro, sulla base di un discorso di realismo politico".

Zelensky ha sempre detto che non c’è disponibilità a concessioni territoriali, ma anche che tentare di riconquistare la Crimea costerebbe centinaia di migliaia di morti.

"Nessuno ha riconosciuto l’annessione della Crimea, e questo non cambierà. Zelensky è realista e non sogna di riprendersi la Crimea militarmente, ma da lì a riconoscere formalmente l’amputazione territoriale della sua patria, ce ne corre".

E ai russi, che dire?

"Con Mosca la sola linea che funziona è quella della fermezza. Gli va detto: toglietevi di testa il fatto che noi si possa mai accettare il fatto compiuto. Alla domanda se siamo disposti a riconoscere i loro guadagni territoriali la risposta deve essere: mai. Gli va detto che pagheranno un prezzo che sarà permanente se non interrompono questa offensiva Questo premesso, gli va chiesto, vogliamo trovare una soluzione? Tocca a loro valutare".

Non sembrano disponibili. Lavrov dice che l’Occidente è in guerra totale con la Russia.

"Nella retorica del Cremlino vuole dire che hanno già capito perfettamente che rischiano di pagare un prezzo permanente".

Magari i russi pensano di sostituirci con la Cina...

"Quanti sono i russi? Circa 150 milioni. Quale è loro Pil? Di poco superiore a quello della Corea del Sud o della Spagna. Sicuri che la Cina pensi di sostituire i mercati europeo e americano, i loro più importanti, con quello russo? Ma non scherziamo".

L’Occidente ha però posizioni ben differenziate.

"È un gioco di squadra, nel quale ognuno ha le sue sensibilità. Gli americani sanno benissimo che il punto di rottura è nell’anello più debole e che non possono pensare che tutti siano sulla loro posizione. E ne terranno conto. Lo stesso dovrà fare l’Ucraina".