Giovedì 18 Aprile 2024

La triste politica di chi rincorre like e sondaggi

Pierfrancesco

De Robertis

Alcide De Gasperi spiegava che gli "statisti guardano alla prossima generazione, i politici alle prossime elezioni", non immaginando che un giorno avremmo dovuto purtroppo assistere alla nascita di una specie involuta di politico, quella che guarda al numero dei like su Fb o al sondaggio del mattino. A gente che in sostanza si affaccia alla finestra, chiede l’opinione al primo che passa e si comporta di conseguenza. La società liquida si è portata dietro la politica liquida, i social hanno fatto il resto.

È evidente che una politica di questo livello non può portare da nessuna parte, perché quando i partiti rinunciano a guidare il Paese ma si limitano a esserne la pancia abdicano al proprio ruolo e condannano loro stessi all’irrilevanza, specie quando l’irrilevanza non è ammessa dalle ore che stiamo vivendo, e che chiamano risposte difficili. Attraversiamo un tempo della complessità che stride con la tendenza tutta italica a prediligere risposte facili, e non ci vogliono Conte o Salvini per capire che tutti desideriamo la pace e non la guerra, l’elettricità a poco e non alle stelle, la bolletta sotto controllo. È quello che pensa la gente, solo che i partiti dovrebbero essere meglio di coloro che rappresentano.

È più che comprensibile quindi che Draghi abbia scelto di non assecondare la voglia di Conte di fare la solita ammuina alle spalle del governo, tirandosi indietro rispetto agli impegni Nato che lo stesso Conte, da premier, aveva preso sulle spese militari. "Vuoi fare la prossima campagna elettorale sotto le insegne pacifiste? Bene, falla dall’opposizione", è il succo del discorso di Draghi al suo predecessore, invitandolo ad assumersi le proprie responsabilità di fronte al suo Movimento, agli altri suoi vertici (chissà che cosa pensa Di Maio) e in fondo di fronte all’Italia. È vero che la politica è una recita, a volte buffa, ma come diceva il marchese del Grillo quando si scherza bisogna essere seri, e stavolta Conte non è stato serio per niente. E di gente poco seria il Paese non ha certo bisogno.