Vaccino Covid, terza dose partita troppo tardi. Sei milioni oltre la soglia di sicurezza

Il via libera ai 40-60enni solo dal primo dicembre crea un deficit di copertura vaccinale. Alcune regioni accelerano

Il generale Francesco Paolo Figliuolo (59 anni)

Il generale Francesco Paolo Figliuolo (59 anni)

Il tempo passa. E più passa più il virus circola e la protezione vaccinale cala. La prudenza con la quale si è decisa la somministrazione della terza dose, con la cruciale fascia 40-60 che sarà vaccinabile solo dopo il primo di dicembre, ritarda di settimane la copertura. I numeri aiutano a capire. Sappiamo che i vaccini anti Covid iniziano a perdere seriamente di efficacia (specialmente contro il contagio, mentre la copertura è ancora buona per le ospedalizzazioni e la morte) dopo sei mesi. E infatti l’Aifa ha dato il via libera al richiamo dopo i 6 mesi. Ora, sei mesi fa, il 17 maggio 2021 – quando le prime dosi furono 266.757 – i vaccinati totali con prima dose erano in Italia 20.209.920 e con due dosi 9.759.934. Questi ultimi, i vaccinati con due dosi, sarebbero da un punto di vista sanitario vaccinanabili con il richiamo da oggi. Ma sinora – e fino al primo dicembre quando arriverà l’ora delle classi tra i 40 e 59 anni– i vaccinabili sono solo gli over 60, i sanitari, gli ultrafragili. Perché?

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Non certo perché mancano i vaccini o perché le Regioni non sono in grado di aumentare da domani i numeri delle somministrazioni. È una scelta politica. Un problema di mancata urgenza. A ieri i vaccinati con terza dose erano 3.363.079, pari al 61% della platea al quale è stata aperta la vaccinazione. Sono quindi 6.396.855 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale da sei mesi e che da un punto di vista sanitario – Aifa docet – sarebbe tecnicamente rivaccinabile. Anzi, sarebbe opportuno che fosse rivaccinato. Ma queste quasi 6.4 milioni di persone (solo 2.5 milioni dei quali vaccinabili a regole attuali) dovranno attendere, con la prima finestra importante che si aprirà quantomeno il primo di dicembre. Una perdita di tempo.

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Considerando che attualmente le terze dosi viaggiano a un ritmo di circa 120mila al giorno (picco di 142mila venerdì scorso) i tempi rischiano di essere biblici a meno di un salto di qualità deciso a partire da dicembre, per arrivare a quelle 350mila terze dosi il giorno di cui parlò il commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo. E del resto questi sono i numeri minimi che servono. "Di terze dosi – ha detto il generale intervenendo a un convegno della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici – ieri ne abbiamo somministrate 140mila. Ne somministriamo una media di 110-120mila al giorno, tenendo conto delle flessioni fisiologiche del sabato e della domenica". E no, on basta.

Con la decisione di aprire anche ai quarantenni, si aggiungono ai 24 milioni di over 50 già completamente vaccinati, e quindi pronti per la terza dose, altri 7 milioni di persone tra i 40 e 49 anni. Il totale fa 29 milioni. Ci vorrebbero 90 giorni, al ritmo di 320mila somministrazioni al giorno, per smaltirli tutti. Peccato che 320mila sia due volte e mezzo di quel che si sta facendo oggi e che molti hub (che garantivano i grossi numeri di questa estate) siano stati chiusi. Comunque sia, anche al ritmo di 330-350 mila dosi al giorno si finirebbe ben è oltre fine febbraio, considerando nella fascia i 40-60 il via libera scatta dal primo dicembre.

Alcune regioni , va detto, cercano di anticipare la scadenza del primo dicembre. Nel Lazio le prenotazioni per la fascia 40-59 anni sono partite ieri. In Lombardia si potrà prenotare da oggi e il piano prevede anche punti vaccinali nella grande distrubuzione organizzata e nelle stazioni della metro. "Entro fine anno arriveremo a un milione di terze dosi" ha annunciato il governatore Fontana. A giorni prenotazioni aperte anche nel Veneto.

Tra le più decise è la regione Campania che ha buttato il cuore oltre l’ostacolo. "Abbiamo deciso di non aspettare l’inizio di dicembre: chi ha fatto da sei mesi l’ultima somministrazione – ha annunciato il governatore Vincenzo De Luca – può andare senza prenotazione a farsi la terza dose nelle strutture delle Asl. E’ fondamentale correre. Un mese prima un mese dopo può significare salvare l’economia di un territorio o dover chiudere tutto". Se anche altre Regioni facessero lo stesso, il gap potrebbe essere colmato. Altrimenti, scordiamocelo.