Martedì 16 Aprile 2024

La tattica di Letta, parla già da sconfitto. "Ma così l'elettore scende dal carro Pd"

I sondaggi premiano la destra della Meloni, il centrosinistra arranca. Il segretario dem evoca il pericolo democratico per recuperare consensi. Lo spin doctor Altinier: solita narrazione contro, esprime rassegnazione

Enrico Letta

Enrico Letta

"Enrico Letta spera nell’antipatia degli italiani per chi stravince. Alla fine questo Paese ama un certo equilibrio. E la posizione dello sconfitto in partenza potrebbe perfino funzionare da questo punto di vista", dice lo storico Giovanni Orsina a QN. In effetti è questo l’assetto lettiano da qualche giorno in avanti; s’è già perso, è colpa delle destre, non facciamole vincere troppo, ma cosa vuoi smacchiare… "Con questa legge elettorale, se continua questo trend di voto non utile, il 43-44% di voti dati al centrodestra possono dare alla destra in Parlamento una rappresentanza del 70%. Questo sarebbe ai limiti dell’anti-democratico", ha detto in tv Letta, che ha già individuato alcuni colpevoli della sconfitta preventiva del Pd. Matteo Renzi, naturalmente, per via del Rosatellum. Il taglio del numero dei parlamentari. Ci pare di ricordare tuttavia che Renzi sia stato segretario del Pd e che il taglio, voluto fortissimamente dai populisti a Cinque stelle, sia stato votato alla fine, seppur dopo due no parlamentari, anche dai Democratici. Ma andiamo avanti.

Eppure il professor Arturo Parisi nel 2017 l’aveva segnalato per tempo, con un tweet scolpito nella Rete: "Rosatellum: pensato contro M5S che parte solo, può alla fine punire il Pd che solo arriva, mentre l’allegra brigata del centrodestra se la gode". Ma a chi giova dare per scontata la sconfitta? "Più che incoraggiarli a fare di più di quello che i candidati sono sicuro stanno facendo anche nel loro personale interesse, sarebbe a mio parere a loro d’aiuto una ridefinizione delle parole d’ordine che corregga e integri quelle che sono state finora tambureggiate attraverso la linea comunicativa adottata dalla segreteria", diceva ieri sul Foglio il professor Parisi: "A stare all’andamento dei sondaggi, penso al raddoppio della distanza tra FdI e Pd registrato in una sola settimana da quello di Swg de La 7 di lunedì sera, sembrerebbe infatti che la paura di una torsione autoritaria di ispirazione fascista non abbia finora raggiunto l’obiettivo prescelto. Più che evocare il passato lontano e il rischio di una torsione autoritaria della Costituzione altrettanto distante dalle preoccupazioni che vanno crescendo tra gli elettori mi concentrerei sulle conseguenze economiche immediate di una vittoria destra", ha detto ancora Parisi.

Osserva Andrea Altinier, docente universitario e spin doctor, parlando con QN: "La configurazione strategica della campagna elettorale di Enrico Letta e del Partito Democratico è impostata secondo una continua e costante narrazione ‘contro’. Un modello già visto in passato con Silvio Berlusconi e che oggi ha, invece, in Meloni, la destra e Salvini le ragioni per cui non votare il centrodestra. Una comunicazione impostata, quindi, sul fattore chiave che chiede di votare Pd per non permettere alla coalizione avversaria di andare al Governo". Si tratta, però, "di una narrazione che veicola all’esterno un senso di rassegnazione e sconfitta in partenza. L’elettore percepisce che il Pd sa già di essere perdente in partenza e questa scelta strategica dominante dell’intera campagna elettorale innesca l’effetto band wagon, ovvero salire nel carro del vincitore, per il centrodestra. C’è un ulteriore aspetto, poi, della comunicazione incentrata sull’attacco, in particolare, a Giorgia Meloni che è quello di mobilitare ancor di più l’elettorato avversario e far passare la leader di FdI per vittima".

Una campagna elettorale, prosegue Altinier, che come confermano i sondaggi non sta incrementando i consensi, "ma piuttosto allargando la forbice facendo perdere voti al Partito Democratico lasciando spazi a Conte e M5S e Calenda che, invece, stanno portando avanti una narrazione di proposta che riesce a catturare l’attenzione. Quella del Partito Democratico risulta essere ad impatto zero perché finora dal punto di vista delle tecniche spin utilizza solo quella che mette al centro dell’inquadratura l’avversario lasciando fuori i temi d’attualità che sono, poi, quelli mobilitanti in grado di far cambiare orientamento all’elettore". Al Pd, insomma, manca una sua narrazione.