Giovedì 18 Aprile 2024

La Svizzera restituisce 40 opere rubate dai nazisti

Il museo di Berna cede ai legittimi proprietari ebrei alcune tele della collezione di Cornelius Gurlitt. Il padre era il ’mercante di Hitler’

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di Roberto Giardina

Il museo di Berna restituisce 40 quadri sottratti dai nazisti ai proprietari ebrei. Avviene di rado, ma è un caso particolare, le opere fanno parte della collezione di Cornelius Gurlitt, il figlio del ’mercante di Hitler’, Hildebrand (1895-1956), l’esperto d’arte incaricato dal Führer di razziare capolavori in Germania e nei paesi occupati durante la guerra per creare il ’suo museo’ a Linz. Un dono di Hitler alla sua Austria.

Hildebrand entrò in possesso di migliaia di tele, tra cui centinaia capolavori. Era un amante dell’arte moderna, un grande esperto, ma Hitler preferiva i vecchi maestri, e così tenne per sé le opere condannate come Entartete Kunst, arte degenerata. E le lasciò in eredità al figlio. Per un tragico paradosso, una sua nonna era ebrea, e secondo le regole genetiche dei nazisti, il collezionista del Führer era per un quarto ebreo. Godeva dei favori del Führer, e venne risparmiato. Cornelius non aveva il talento paterno, ma nutriva una passione morbosa per i capolavori entrati in suo possesso. Per oltre mezzo secolo, visse in un appartamento di Monaco, circondato dalle sue tele, un valore inestimabile, secondo gli esperti ben oltre un miliardo di euro. Viveva con poco, aveva un aspetto modesto. Di tanto in tanto vendeva uno dei quadri a collezionisti e gallerie, a un prezzo molto inferiore al reale. A nessuno conveniva fare domande scomode.

Fu scoperto per caso nel 2012. In treno, di ritorno dalla Svizzera, i doganieri gli trovarono in tasca novemila euro in contanti. Era in regola, si può passare il confine con 10mila euro, ma fu costretto a spiegarne la provenienza. Aveva appena venduto una tela, spiegò. Venne perquisita la sua casa, e scoperto il tesoro ’proibito’. Le tele furono sequestrate. Gurlitt protestò invano: "Sono in regola, le comprò mio padre". Gli esperti tedeschi non riuscirono a accertare se Hildebrand fosse entrato in possesso delle opere illegalmente e le restituirono al figlio. Cornelius era in cattiva salute, il cuore non resse, e morì nel 2014. Per vendicarsi della Germania, lasciò la collezione al Museo di Berna, oltre 1.600 quadri, un’eredità preziosa e scomoda, accettata con riserva.

In questi anni, sono continuati i controlli, diversi quadri sono stati restituiti ai legittimi proprietari, altri venduti per finanziare le ricerche e le perizie. È una vecchia storia. I musei italiani dalla fine della guerra cercano di rientrare in possesso dei capolavori trafugati, così come i musei francesi, belgi o olandesi. Ma in questi decenni i capolavori di Rubens, di Tiepolo, di Otto Dix, o di Munch, solo per nominare alcuni autori a caso, sono stati acquistati all’asta da musei in America o in Europa. Gli eredi dei proprietari scomparsi nei lager sono costretti a sostenere cause per anni. Difficile trovare documenti o provare che il prezzo stabilito dai nazisti non fosse quello giusto per quell’epoca. Cornelius Gullitt nella sua follia forse è il meno colpevole. Nel museo di Berna restano ancora 1091 opere della sua collezione.