Mercoledì 24 Aprile 2024

La strategia di Xi Verso il terzo mandato "Obiettivo stabilità"

di Alessandro Farruggia

La Cina potrebbe avere la forza di intervenire su Putin spingendolo al negoziato con l’Ucraina. Ieri Pechino si è astenuta sulla risoluzione Onu che condanna l’annessione della province ucraine. ll XX congresso del Partito Comunista cinese, che si apre domenica, incoronerà il presidente Xi come leader del partito per un terzo mandato di cinque anni, rompendo con la consuetudine di un ricambio ogni decennio. Questo ha fatto crescere in molti osservatori occidentali la speranza che uno Xi Jinping "fulcro del partito" e dominus assoluto possa intervenire su Putin proponendo un negoziato di pace. Secondo molti sinologi l’aspettativa andrà delusa. "L’eventualità di una Cina che faccia da mediatrice – sostiene Maurizio Scarpari dell’Università di Venezia – non esiste. È nei nostri auspici ma non nell’agenda di Xi. Non sappiamo se, una volta vinto il congresso del Partito Comunista, Xi possa cambiare la sua posizione. La Cina resta antioccidentale, non prenderà parte a questa guerra ma è sicura che il futuro è suo, e che la Russia, indebolita dal conflitto, finirà per gravitare nella sua orbita. Questo conflitto viene visto come un acceleratore del declino dell’Occidente e della Russia, che secondo Pechino sarebbe avvenuto comunque".

"La posizione cinese sull’Ucraina – osserva il sinologo Francesco Sisci – è di non ingerenza. Se la Russia perde si crea un vuoto geopolitico oppure la Russia diventa filo-occidentale ed entrambe le prospettive non sono gradite a Pechino. La Cina pensava inizialmente che la Russia avrebbe vinto facilmente, adesso ha capito che sta avvenendo il contrario e quindi sta cercando di ribilanciare la propria posizione, ad esempio facendo dei cauti passi diplomatici verso l’Ucraina. Sta cercando sempre più di sganciarsi da una posizione filorussa". "Ma da qui a credere che possa fare da mediatrice o rompere con la Russia – prosegue Sisci – ce ne corre. La Cina non ha mai fatto da mediatrice e non intende farlo anche perché a suo avviso non ci sono le condizioni perché la mediazione sia di successo". "La Cina prende atto che c’è una guerra che sicuramente non avrebbe voluto perché lei persegue la stabilità – osserva la professoressa Silvia Menegazzi, sinologa della Luiss – ma non ritengo che Pechino voglia intervenire come mediatrice. La politica futura verso la Russia va vista su una linea di continuità e non ingerenza, tenendo presente che il ruolo della Cina andrà fatalmente ad accrescersi nei prossimi anni".