La strategia di Biden Lavorare Mosca ai fianchi

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Come prevedibile, la posizione più dura sul referendum indetto per annettere i territori conquistati a russi nel Donbass arriva dagli Stati Uniti. Il presidente americano, Joe Biden, li ha definiti ‘una farsa’, annunciando che non verranno mai riconosciuti.

Parole che in qualche modo hanno dettato la linea anche per tutte le altre potenze mondiali, con poche eccezioni. Il risultato, fra gli altri, è che l’avvento del ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov all’Assemblea delle Nazioni Unite è Stato salutato con una freddezza ai limiti dell’indifferenza, con tutte le maggiori nazioni che non hanno incontrato il capo della diplomazia di Mosca.

Segno che c’è un’unità di fondo su questa guerra, ma che una mediazione per farla finire appare ancora lontana. Anche perché Washington sembra voler approfittare della guerra in Ucraina per indebolire la Russia ai fianchi. L’amministrazione Biden durante il conflitto si è insinuata in territori dove prima l’influenza russa era fuori questione. Gli esempi più interessanti sono l’Asia Centrale e il Caucaso meridionale. Nel primo caso ha organizzato esercitazioni militari in Tagikistan che hanno irritato Mosca e che sono propedeutiche a rapporti sempre più stretti fra i due Paesi. Nel secondo caso, sta mediando fra Armenia e Azerbaigian, compito che fino a poco tempo fa veniva assolto dal Cremlino, che nell’Armenia ha l’ultima roccaforte nella regione.

Si tratta di uno smacco enorme per la Russia, che, dalla dissoluzione dell’Urss ha sempre agito come Paese garante, difendendo con forza questo primato.