Mercoledì 24 Aprile 2024

La strategia della Santa Sede "Sminare le tensioni religiose"

di Giovanni

Panettiere

"Il successo diplomatico della Santa Sede nel quadrante ucraino si gioca tutto nella capacità di sminare il conflitto identitario e religioso che soggiace e rinfocola lo scontro sul campo". Il tentativo "è in salita, anche considerando la sinfonia tra i due poteri, civile e religioso, vigente a Mosca", ma "il Papa per motivi umanitari è pronto a correre il rischio che la sua azione si consumi in una pia illusione senza una tregua". È uno sguardo realistico sull’impegno vaticano in vista di un cessate il fuoco quello offerto dal canonista Antonello De Oto, docente di Diritto delle religioni all’Università di Bologna. Sullo sfondo l’incontro di ieri in Vaticano tra Bergoglio e Zelensky che segna "l’atteso riconoscimento definitivo da parte di Kiev del ruolo di mediazione della Santa Sede".

Traslata nel contesto russo-ucraino, largamente ortodosso ma a dir poco eterogeneo, la lezione resta quella del teologo ecumenico Kung, "non c’è pace fra le nazioni senza pace fra le religioni"?

"Assolutamente sì, l’Ucraina non fa eccezione e in Santa Sede lo sanno. L’elemento identitario e religioso è il cuore del problema. Solo se gli attori religiosi in campo torneranno a parlarsi, allora ci sarà spazio per la politica, per un tavolo di tregua".

Quale potrebbe essere il primo segnale di un’evoluzione positiva della negoziazione vaticana?

"La fine dei bombardamenti degli edifici di culto, sostanzialmente ucraini, avvenuta in piena violazione del diritto internazionale. È poco probabile che si tratti di errori di mira ai danni di Kiev".

Nonostante le critiche, il Papa fa bene a non rompere col patriarcato di Mosca, come dimostra da ultimo il suo faccia a faccia con l’ex ministro degli Esteri di Kirill, Hilarion?

"Senza dubbio. Se il capo della Chiesa ortodossa russa cominciasse a parlare di exit strategy per uscire dal pantano in cui si è invischiato Putin, anche a causa della benedizione del conflitto data dallo stesso Kirill, allora gli scenari cambierebbero".

Un po’ illusorio allo stato attuale, non trova?

"La condanna pubblica del patriarca, che addita l’Occidente come portatore di valori corrotti e destabilizzanti, non fa ben sperare".

L’aver ’costretto’ Zelensky in Vaticano può dirsi un successo dell’equivicinanza a Kiev e Mosca perseguita da Bergoglio che, pressato a recarsi in Ucraina, ha sempre declinato l’invito, convinto della necessità diplomatica di andare anche a Mosca?

"L’allora segretario di Stato vaticano, il cardinale Casaroli, attore dell’Ostpolitik d’Oltretevere ai tempi della Guerra fredda, a chi lo criticava per il fatto che dialogasse coi regimi comunisti era solito rispondere: ’Per parlare col carcerato si deve necessariamente parlare con chi ha le chiavi della prigione’. L’Ucraina, aggredita e sofferente, giustamente sostenuta dall’Occidente, ha compreso che qualcuno dovrà portare Mosca al tavolo della pace".