Venerdì 19 Aprile 2024

La strage sull’autostrada "Mia figlia Maria, ragazza felice Per lei quel viaggio era tutto"

Lo strazio della mamma di una delle giovani affette da sindrome di Down morte nello schianto. Lei è la presidente della Onlus dietro all’iniziativa: "Teatro e danza erano le sue passioni"

di Lorenzo Muccioli

Una donna che nel tragico schianto avvenuto sulla A4 ha perso una figlia di 34 anni che era "la mia ragione di vita". Una donna che, nonostante il dolore, nonostante lo sgomento, non è mai venuta meno alla sua missione. Anche ieri mattina, durante il viaggio da Riccione a San Donà di Piave, Maria Cristina Codicè ha continuato a rincuorare le mamme e i papà dei ragazzi e delle ragazze del Centro21, l’onlus che presiede da anni e di cui è una colonna portante. E come una colonna, Maria Cristina sa di dover continuare a sostenere chi in questo momento, come lei, ha subìto un lutto e non riesce a trovare una risposta.

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Sei persone morte in un incidente, una settima in fin di vita. Signora Codicè, c’è una spiegazione a tutto questo?

"Io sono sicura di una cosa. Stavolta il buon Dio non si è limitato a raccogliere solo il fiore più bello, ma ha voluto cogliere l’intero mazzo. Sei anime belle che sono salite al cielo".

A bordo di quel furgone, c’era anche sua figlia, Maria Aluigi, una ragazza con sindrome di Down.

"Non stava più nella pelle. Era felicissima di partire per questo viaggio, di fare questa esperienza insieme alle sue amiche. In passato era già stata all’estero, ma questa volta era diverso, la vacanza in Friuli aveva per lei un significato molto speciale. Ci siamo viste per l’ultima venerdì mattina, prima della partenza. Mi ha salutata dicendo che bello mamma, finalmente si parte!"

Dov’è era diretta la comitiva?

"A Lauco, in Friuli. Le ragazze, Maria, Valentina, Francesca e Rossella, da tre anni a questa parte vivevano insieme in una casa a Riccione, ed erano molto unite. Per loro questa era una specie di vacanza premio per essersi distinte nel lavoro e per aver dato prova di essere persone responsabili. Il primo soggiorno senza i genitori. Un traguardo importante, segno della loro maturità. Con loro c’era anche Alfredo, che doveva prendere parte ad un evento con il centro Zaffiria, dal quale era stato assunto quasi un anno fa".

Che ragazza era Maria?

"Una ragazza dolce, sensibile, ma anche molto determinata. Si esprimeva attraverso la danza e il teatro, le sue grandi passioni, che condivideva anche con le amiche. Sul palco si trasformava e riusciva a dare libero sfogo alla sua creatività".

È per lei che ha deciso di impegnarsi all’interno del Centro21?

"Già in passato mi ero occupata di volontariato, ma senza di lei non sarei mai entrata in contatto con la onlus. Non si tratta di una semplice struttura residenziale, ma di una realtà educativa che ospita una sessantina di ragazzi e relative famiglie. Il più piccolo di loro ha sei anni, il più grande invece era proprio Alfredo, che di anni ne aveva 52. Il suo scopo è quello di educare e sostenere i ragazzi con forme di disabilità mentale, aiutandoli a condurre un’esistenza il più possibile autonoma".

Cosa significava per sua figlia la partecipazione a Centro21?

"Significava anzitutto amicizia. Quella degli altri ragazzi e delle altre ragazze e degli educatori. Ma anche e soprattutto autonomia. Una vita indipendente, senza ostacoli o barriere. Come quella di tutti".

Avete avuto modo di parlare con la polizia e di chiarire la dinamica?

"Ne abbiamo parlato e ci siamo fatti un’idea abbastanza precisa, ovvero che si è trattato di un tragico incidente. Non c’è molto spazio per i dubbi e non siamo alla ricerca di colpevoli. Poteva succedere a chiunque, purtroppo".

Come ha saputo dell’incidente?

"Sono stati i giornalisti ad informarmi. Il telefono ha iniziato ad essere bombardato di chiamate. Si parlava di un furgone bianco con sopra una scritta che ricordava la donazione effettuata dal Lion’s Club di Riccione. Ho fatto due più due e ho subito capito".

Avete già deciso la data dei funerali?

"Non ancora, ma il Centro21 è da sempre una sorta di grande famiglia. Per questo motivo vorremmo che si celebrasse una sola cerimonia per tutti".