Venerdì 19 Aprile 2024

La strage di Bucha non smuove la Ue Europa divisa sull’embargo del gas

Pesano i veti tedesco e austriaco. Ma oltre 200 europarlamentari chiedono misure più radicali

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di Elena Comelli

La scoperta del massacro di Bucha non può lasciare insensibile l’Europa, che sta per adottare nuove sanzioni contro la Russia. Le prime a cadere saranno le importazioni di petrolio e carbone, mentre il gas dovrà attendere ancora. Emmanuel Macron è stato il primo a intervenire da Parigi e ha espresso "l’auspicio" che si possa giungere già "questa settimana" al blocco completo delle importazioni di petrolio e carbone dalla Russia. "Quindi ci coordineremo con i nostri partner europei, in particolare con la Germania", riferendosi a sanzioni e misure su "carbone e petrolio". Con "ciò che sta accadendo", ha detto il presidente francese, "dobbiamo inviare un segnale che è la nostra dignità collettiva e i nostri valori che stiamo difendendo". "Vogliamo ridurre in poco tempo la dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia", gli ha fatto eco dal Lussemburgo il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. "La Germania sosterrà ulteriori sanzioni, dobbiamo fare più pressione su Putin e tagliare i legami economici", ha aggiunto Lindner, ma "al momento non è possibile tagliare il gas". Interrompere le importazioni di gas "nel breve termine" danneggerebbe più l’Unione europea che la Russia, ha fatto notare.

Anche Vienna ha già messo un paletto: "Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste", ha detto il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner. Non sono dello stesso avviso 207 europarlamentari, che chiedono alla Commissione Ue misure radicali. "Embargo totale a petrolio, gas e carbone, chiusura di tutti porti alle navi e ai beni russi, piena disconnessione delle banche russe da Swift e l’invio di più armi e attrezzature militari" in Ucraina. La richiesta è contenuta in una lettera, scritta su iniziativa di Guy Verhofstadt e firmata da esponenti dei gruppi Renew, Ppe, S&D, Ecr e Greens, tra cui non figurano al momento europarlamentari italiani. Per la Commissione "nulla è escluso, ma bisognerà vedere le condizioni politiche".

Nel quadro rientra, secondo il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, anche un "embargo al petrolio", che dopo la sua dichiarazione si è impennato. I future sul Brent sono saliti del 2,2% a 106,69 dollari al barile, mentre il greggio statunitense è salito del 2,8% a 103 dollari al barile. "Stavamo già preparando un pacchetto di sanzioni e vedremo nei prossimi giorni se allargarlo", ha confermato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. Il quadro sarà più chiaro domani, quando si riuniranno gli ambasciatori Ue. Sul blocco al gas russo Palazzo Chigi resta prudente. La linea del premier Mario Draghi è di muoversi in sintonia con Bruxelles, valutando le conseguenze dello stop alle forniture. Dopo aver ammesso il dilemma etico posto dal fatto di riempire con i nostri soldi le casse del Cremlino ( finanziando l’invasione russa in Ucraina), il presidente del consiglio lavora su un doppio binario: diversificare le forniture di gas e continuare a spingere per un tetto europeo ai prezzi del metano.