MARCO PRINCIPINI
Cronaca

Roma, strage dei pedoni: oppia di turisti falciata sulla ‘strada maledetta’. Il mistero del semaforo

Nuova tragedia in via Colombo: i due irlandesi uscivano dal campeggio. Potrebbero essere passati sulle strisce quando era ancora rosso

La strage dei pedoni  Coppia di turisti falciata  nella strada maledetta  Il mistero del semaforo
La strage dei pedoni Coppia di turisti falciata nella strada maledetta Il mistero del semaforo

Roma, 8 settembre 2023 – Sembrava una buona idea. Anzi ottima. Visitare Roma dormendo in campeggio. Fuori dalle follie tariffarie del centro. E riposando la sera dove fa più fresco. Purtroppo è andata molto diversamente. Una coppia di turisti irlandesi di 60 e 59 anni, Paul e Mary Martina O’Reilly, sono stati investiti e uccisi alle 12.50 di ieri pomeriggio appena usciti dal campeggio che costeggia la Cristoforo Colombo, all’altezza dell’incrocio con via di Malafede.

L’uomo e la donna stavano attraversando frettolosamente l’arteria, per raggiungere l’affollata fermata del bus numero 709 – in arrivo in quel momento – quando sono stati centrati da una Ford Fiesta in direzione Roma. Nonostante la brusca frenata, l’auto non ha potuto fare nulla per evitare l’impatto. Alla guida un 54enne italiano che, nella disperazione del momento, si è subito fermato (pur ferito) a portare soccorso.

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I soccorsi

Appena sopraggiunta, la polizia locale ha deviato il traffico, avviato i rilievi e condotto l’uomo all’ospedale Sant’Eugenio per alcol test e drug test, come di prassi nei casi di incidenti mortali. Si attende l’esito delle analisi. I vigili sono al lavoro per ricostruire la dinamica dello schianto: tra le ipotesi da verificare non viene esclusa quella che i due turisti stessero attraversando la strada con il rosso, ma anche che sia stata l’auto a non rispettare il semaforo. Si cercano perciò testimoni, e anche le telecamere della Tenuta di Castel Porziano potrebbero essere d’aiuto per fare luce sull’accaduto. Soprattutto, va stabilito a quale velocità procedesse la Ford Fiesta. Perché è proprio la velocità di circolazione stradale il principale fattore di innesco di tutti gli incidenti, e in particolare di quelli sulla Colombo.

I precedenti

Risaliva ad appena due settimane fa l’ultimo esito mortale. E così quello di ieri conferma così la fama sinistra della grande arteria metropolitana che collega centro storico e quartiere Eur. Una lunga scia di sangue. Nella notte del 24 agosto, sulla Colombo, scorso ha perso la vita un 19enne morto alla guida del suo scooter. Solo dieci giorni prima, sulla stessa strada, già finita spesso sotto i riflettori anche per la presenza di buche e radici di alberi sotto il manto stradale, era deceduto Saverio Piccioni, titolare di uno degli stabilimenti balneari più noti di Ostia: il gestore del Kursaal era alla guida di uno scooter.

Terribile, nella dinamica e negli effetti – soprattutto per la giovane età della vittima –, l’incidente dello scorso 19 ottobre, quando una 24enne ha investito e ucciso il 18enne Francesco Valdiserri che stava camminando a piedi sul marciapiede della Colombo. La conducente, Chiara Silvestri, che era al volante con un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito e guidava a una velocità superiore al limite autorizzato in quel tratto, è stata condannata lo scorso luglio a cinque anni di reclusione in primo grado con rito abbreviato.

E ancora l’alta velocità sarebbe stata alla base dell’incidente avvenuto nell’agosto del 2015 – sempre sulla Colombo – in cui perse la vita il manager Claudio Salini (del gruppo Salini Impregilo, poi diventato Webuild). Salini si schiantò contro un albero mentre era alla guida della sua Porsche. Anche in quell’occasione la condizione del manto stradale finì sotto la lente degli inquirenti ma poi l’inchiesta fu archiviata. Infinita, poi, la lista di tamponamenti sulla Colombo e di altri incidenti non mortali.

Le indagini

Saranno le indagini della polizia capitolina a stabilire dinamica e responsabilità del doppio decesso irlandese. Va tuttavia sottolineato che eventi così gravi pesano parecchio sulla reputazione – non solo stradale – della Capitale. Perché è un fatto che nessuno a Roma rallenti alla vista delle strisce e che lo sport più praticato sia l’accelerata con ricerca di varco a destra o a sinistra del pedone, che può solo pregare. Proprio come pregano i parenti delle vittime davanti agli improvvisati altarini stradali che periodicamente appaiono sul lungo Tevere per ricordare chi non c’è più.