Lunedì 15 Aprile 2024

La storia riscritta sulle carte geografiche

Roberto

Giardina

La guerra sulla carta geografica. Putin vuole condannare come "materiali estremisti" le carte che non riconosceranno come russi i territori del Donbass e del Donetsk che ha annesso, anche se gli ucraini ne hanno riconquistato una parte. I cartografi non allineati correranno un grave rischio. Ma non si sa se verranno messe al bando le carte stampate prima della guerra. La Crimea, conquistata o riconquistata nel 2014, per alcune carte fa parte della Russia, per altre ancora no. Gli atlanti invecchiano presto.

Ho un bel mappamondo del 1930, ma i suoi colori non rispecchiano più la realtà, in Europa, o in Africa e Asia. I confini tra Italia e Jugoslavia vennero definiti una volta per tutte solo il 10 novembre del 1975, trent’anni dopo la guerra. Noi avevano ceduto parte dell’Istria, compresa la città di Fiume, dopo la sconfitta, ma il territorio libero di Trieste veniva sempre conteso. E le carte lo segnavano con un colore speciale. Non è una questione secondaria. Nelle nostre carte, per decenni, la Germania rimaneva sempre una, perché non si riconosceva la Ddr. Ma la Prussia orientale era per tutti ormai Polonia. I giornali del gruppo Springer, "Bild" e "Welt", continuarono a scrivere Deutsche Demokratische Republik, Ddr, tra virgolette, e a chiamarla la "Zona", un territorio occupato dall’Armata Rossa.

Le carte non sono mai fedeli. La Libia è più vasta di Spagna, Francia, Germania e Italia messe insieme. Se le proporzioni fossero rispettate, la nostra penisola diventerebbe un peduncolo di un paio di centimetri.

E non sono mai neutrali. Ignorano gli eventi, e a volte provocano nuovi conflitti. Dopo la Grande Guerra, andò in pezzi l’Impero Ottomano, e Mistress Gertrude Bell per ordine di Churchill con una riga divise Iran e Iraq, una linea retta separò o unì genti di fede e etnie diverse. Decenni dopo, si è combattuto per un confine inventato.