Martedì 23 Aprile 2024

Governo Meloni, due vicepremier: Salvini e Tajani

Si punta a un gabinetto politico, con dentro i capi partito. Per il leader leghista anche l’ipotesi Lavoro

Roma, 28 settembre 2022 - Il triangolo stavolta lo avevano considerato tutti, e probabilmente arriverà davvero. Al vertice la trionfatrice-premier, Giorgia Meloni, al suo fianco i vice: Antonio Tajani, leader azzurro sul campo, e Matteo Salvini. Non che i due si accontentino del vicepremierato, novità che ha messo sul tavolo la leader di FdI ieri pomeriggio durante il colloquio, nella sede del suo partito, con il braccio destro del Cavaliere. Sì, perché sarebbe il ministero degli Esteri la meta ambita da Tajani. D’altra parte, un mentore in via della Scrofa avverte: "Il governo deve essere politico".

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Antonio Tajani, 69 anni, Forza Italia, potrebbe avere gli Esteri e fare il vice premier
Antonio Tajani, 69 anni, Forza Italia, potrebbe avere gli Esteri e fare il vice premier

Dunque, niente ambasciatori. Nessuna chance invece per Salvini al Viminale: il capo dello Stato non lo accetterebbe e per la Meloni la pace su tutti i fronti, e in particolare con le Istituzioni italiane e europee, viene al primo posto. Del resto gli stessi leghisti – pur chiedendo un "posto di peso" per il capo – non spingerebbero troppo in quella direzione. In base alla logica dell’esecutivo politico, la scelta potrebbe ricadere su un uomo di partito, anche se resta in pista l’ipotesi del tecnico d’area, come l’ex prefetto Matteo Piantedosi. O il collega Giuseppe Pecoraro. E il Capitano? Potrebbe ’consolarsi’ con il dicastero del Lavoro o quello dell’Agricoltura.

Ma la casella chiave, in vista di quella distensioni con Bruxelles e Francoforte a cui mira la futura premier, è l’Economia. Il vertice a via XX settembre sulla Nadef degli esperti di FdI, Lega, Fi e (rispettivamente Leo, Freni e Cattaneo) con il ministro Franco è un tassello della strategia di appeasement. Ieri per tutto il giorno si sono rincorse le voci di uno spacchettamento del ministero, con le Finanze affidate proprio a Maurizio Leo. È possibile, tutt’altro che certo e in ogni caso resterebbe inevaso: chi al Tesoro? Giorgia continua a sperare nel colpo grosso, Fabio Panetta, ma per ora senza esito. Panetta non è infatti disposto a sacrificare una imminente e certa guida di Bankitalia per fare il ministro in un governo di incerta stabilità.

Dicono che la leader tricolore speri in un provvidenziale intervento di Mattarella ma sembra più una chimera. Qualche altro nome in circolazione c’è Domenico Siniscalco, ministro nel 2004-2005 con Berlusconi, il direttore generale di Bankitalia Alessandro Rivera, ma al momento la casella più importante resta vuota. Per la Difesa incalza Ignazio La Russa. Era dato in pole position per la guida del Senato, ma Roberto Calderoli, per quattro legislatura vicepresidente a Palazzo Madama, punta alla promozione. E l’agognata Difesa per La Russa sarebbe più di un premio di consolazione. Rinviata invece al mittente la disponibilità della leader di FdI di dare la presidenza di una delle due Camere all’opposizione.

Si contendono la Giustizia l’ex pm Carlo Nordio e la leghista Giulia Bongiorno, quest’ultima con una marcia in più sia perché spinta oltre che dalla Lega da Berlusconi. Sia perché Nordio verrebbe vissuto dai togati come una specie di dito nell’occhio. I ministeri che impattano più direttamente la vita dei cittadini, quelli da cui dipenderà in buona misura il consenso per il governo, sono da sempre Sanità e Pubblica istruzione. Per questi spuntano due nomi: Letizia Moratti, ministra-manager alla Sanità, e non sarebbe una sorpresa, la forzista Licia Ronzulli, molto meno prevedibile alla Pubblica istruzione.