Giovedì 18 Aprile 2024

La spia che vendeva segreti ai russi Nella chiavetta Usb le strategie Nato

Capitano di Fregata in cella, espulsi due funzionari di Putin. I pm: doppio gioco per 5mila euro. Gli scambi a Spinaceto

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di Alessandro Farruggia

Fine corsa per l’ufficiale di Marina dagli occhi di ghiaccio. Lo hanno beccato in un parcheggio nella periferia romana, mentre cedeva a un funzionario dell’ambasciata russa – un agente del primo direttorato del Gru, l’intelligence militare di Mosca – una pennetta Usb che conterrebbe documenti militari classificati. È Walter Biot, 56 anni, il capitano di fregata della Marina arrestato al termine di una operazione condotta per mesi dal Ros Carabinieri su imput dell’Aisi, il nostro controspionaggio. Il capitano di fregata, in carcere a Regina Coeli, è accusato di "procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato e spionaggio politico-militare": l’udienza di convalida si terrà oggi. Rischia una condanna a non meno di 15 anni.

A Biot si è arrivati monitorando il suo contatto russo, che era stato ’flaggato’ dagli 007 americani come agente del Gru sotto copertura diplomatica. Una volta giunto in Italia è stato segnalato all’Aisi, che lo ha messo sotto controllo. Sono emersi contatti in luoghi appartati con Biot, che da quasi un anno avvenivano con una modalità consolidata. Secondo fonti investigative, il russo scendeva dalla metropolitana al laghetto dell’Eur, prendeva l’autobus a pochi metri dalla metro e scendeva subito oltre il raccordo anulare, a Spinaceto, dove in un parcheggio adiacente a un supermercato Carrefour saliva sulla vettura di Biot. Gli uomini del Ros l’hanno imbottita di microfoni e piazzato microcamere, e per mesi hanno assistito agli incontri. Tra il materiale consegnato da Biot ci sarebbero dati sugli apparati di comunicazione italiani e Nato, e sui telefoni cellulari e fissi di alti vertici militari, che ai russi interessavano per poterli mettere sotto intercettazione. Per ogni consegna (due sarebbero provate) Biot avrebbe ricevuto 4-5mila euro. Come dire, spiccioli, per spionaggio di alto livello. Cinquemila euro nascosti in scatolette sono stati ritrovati dagli uomini del Ros quando l’altro ieri attorno alle 19 sono intervenuti e hanno bloccato Biot, che non ha fatto resistenza, e l’agente russo, che ha invano tentato la fuga. Gli incontri tra il russo e l’ufficiale, che sembra avesse bisogno di soldi per un grave problema di famiglia, si svolgevano sempre nell’auto di Biot, che l’altro ieri si è però presentato con una nuova vettura e gli uomini del Ros hanno allora pensato che potesse aver scoperto di essere intercettato e hanno deciso di intervenire. Biot, ex sottufficiale, sposato, quattro figli, residente a Pomezia, era diventato ufficiale con un concorso interno e per anni aveva fatto da "guida caccia" su cacciatorpediniere e poi sulla Garibaldi. Riservato, affabile, preciso, passò nel 2008 all’ufficio stampa della Marina Militare e poi nella sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero della Difesa, dal dicembre del 2010 all’agosto del 2015, con diversi ministri. Nel 2018, è arrivato dello Stato Maggiore: il suo ultimo incarico era al terzo reparto dello Stato Maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Ufficio che ha accesso a dossier delicati. Lì avrebbe fotografato i documenti riservati e li avrebbe trasmessi ai russi. "Un atto ostile di estrema gravità", l’ha definito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha fatto convocare l’ambasciatore russo Sergey Razov alla Farnesina, dove il segretario generale Elisabetta Belloni gli ha comunicato la "ferma protesta" del governo italiano e la decisione di espellere due funzionari della sede diplomatica di via Gaeta.

I due contatti di Biot. Dal canto suo, l’ambasciatore ha espresso "rammarico" per l’espulsione dei due funzionari, auspicando allo stesso tempo che "l’accaduto non si rifletta sui rapporti italo-russi". Lo stesso auspicio è stato espresso dal Cremlino, anche a Mosca c’è chi minaccia una "reazione simmetrica". Di certo, in Italia gli 007 stranieri non sono pochi. Di recente è stato beccato anche un agente che lavorava per i cinesi. Si tratta di un ricercatore estone, Tarmo Kouts, che è stato arrestato lo scorso 20 settembre dai servizi del suo paese. Kouts è stato dal 2006 in un comitato scientifico di controllo che supervisiona le attività del CMRE, il centro di ricerca sottomarina della Nato, a La Spezia. Ma diversamente da notizie circolate, non è stato vicepresidente del CMRE e probabilmente le notizie trasmesse ai cinesi venivano dal ministero della difesa estone.