Giovedì 25 Aprile 2024

La Spagna vira a destra Tracollo socialista, Sánchez si dimette Voto anticipato a luglio

Trionfo dei popolari alle regionali, i nazionalisti di Vox raddoppiano i consensi. Male Podemos e liberali. Si tornerà alle urne in pieno semestre europeo.

di Giovanni Rossi

Estate di fuoco. La Spagna va a elezioni anticipate. Dopo la schiacciante vittoria del Pp alle regionali, il premier socialista Pedro Sánchez ribalta il tavolo e convoca gli spagnoli alle urne per domenica 23 luglio. "È necessario che il popolo spagnolo chiarisca le politiche che devono essere attuate e le forze che devono attuarle. La cosa migliore è che gli spagnoli prendano la parola". Sánchez scioglie le camere a sei mesi dalla scadenza naturale (e a 32 giorni dal semestre europeo a guida spagnola) pur di interrompere la caduta progressista. Nel voto per 12 comunità autonome, il Pp del neo leader e presidente regionale galiziano Alberto Núñez Feijóo ottiene oltre 7 milioni di voti (31,5%). Il Psoe si ferma a 6,2 milioni (28,1%). Ago della bilancia in molte aree diventa così l’estrema destra di Vox (7,2%, consensi raddoppiati), mentre Podemos e tutta la galassia del centrosinistra scompaiono di fronte al centrodestra montante. Il risultato è che solo quattro delle dodici regioni al voto restano in coalizione al Psoe (Castilla-La Mancha, Asturie, Navarra, Estremadura), mentre il Pp mantiene la presa su Madrid (dove la rampante Isabel Dìaz Ayuso conquista la maggioranza assoluta) e finalizza il sorpasso in Aragona, Cantabria, Murcia, Valencia, Baleari, La Roja. Crollano invece i liberali di Ciudadanos (dall’8,8% del 2019 all’1,3%).

Tranne a Madrid e La Roja, l’alleanza Pp-Vox è quindi già nei fatti. E il leader di destra Santiago Abascal (al 14,9% nei sondaggi nazionali) subito tuona: "Siamo assolutamente indispensabili". Ancora sub judice le Canarie dove il Psoe potrebbe forse salvarsi grazie ad accordi con il partito autonomista. Ma il quadro generale è chiaro: i socialisti cedono città di peso come Siviglia, Palma di Maiorca, Valladolid e Valencia. Caso a parte Barcellona dove la vittoria va ai conservatori catalani di Junts ma il nuovo sindaco dipenderà da alleanze iperlocali.

La mossa di Sánchez obbliga tutte le parti in commedia a rimettersi immediatamente in gioco. Il centrodestra vincitore, dove non pochi respingono l’abbraccio estremista di Vox, appare in fase di accelerazione, ma non potrà certo cullarsi sugli allori e oltre alle tante trattative per battezzare i governi regionali ora dovrà gestire il dualismo – non dichiarato ma già nei fatti – tra il leader Feijóo e la madrilena Ayuso. Anche a sinistra le elezioni anticipate terremotano la scena: entro appena 10 giorni Podemos e Sumar dovranno decidere l’eventuale coalizione col Psoe oppure accettare il rischio di un forte ridimensionamento. Sánchez si gioca il tutto per tutto. Ha 54 giorni per salvarsi. Non uno di più.