Giovedì 18 Aprile 2024

La sottile e sublime arte del cazzeggio. Il guru italiano: così si vive e si lavora meglio

Lo scrittore Massimo Tallone: "Arrivare all’essenziale passando per il superfluo è qualcosa di grandioso. Chi lo fa non ha un obiettivo, ma certo è intelligente"

Migration

"Il cazzeggio è un’attività peculiare dell’essere umano. Rifugge dall’attualità per elevarsi a qualcosa di eterno e universale. Non è necessario né indispensabile, solo meravigliosamente superfluo". Se lo dice lui, c’è da crederci. Massimo Tallone, torinese, classe 1956, è l’autore di un libro dal titolo emblematico: A bottega dal maestro di cazzeggio, edito da Buendia Books. Non è l’unico testo in materia. Il tema ha stimolato le riflessioni del professor Srini Pillay, neuropsichiatra e docente ad Harvard e del filosofo John Perry della Stanford University. Entrambi contraddicono le definizioni ufficiali. Secondo la Treccani, cazzeggiare significa dire o fare cose sciocche o frivole, parlare a vanvera. Wikipedia è perfino più severa: equivale a perdere tempo dedicandosi ad attività inutili o a discorsi su cose senza fondamento oppure inconcludenti. Chi ha ragione?

Tallone, lei è un grande teorico del cazzeggiare. Perché?

"Perché ritengo sublime arrivare all’essenziale attraverso il superfluo. La leggerezza e l’ozio consentono di sfiorare una varietà infinita di argomenti. Estrarre nettare fior da fiore, come fanno le api".

Cazzeggiare aiuta a vivere meglio?

"I nostri vecchi dicevano: la notte porta consiglio. È provato che il sonno, attraverso la disattivazione del cervello, stimola soluzioni cercate invano durante il giorno. Ogni distrazione potenzia le attività intellettive e conoscitive. E in più infonde un benefico senso di calma, limitando l’attività dell’amigdala".

Quali sono le caratteristiche del cazzeggiatore?

"Intelligenza, spirito d’osservazione, umorismo. Curiosità e apertura mentale. Ah, ovviamente non dev’essere astemio".

Ha dei luoghi preferiti dove si applica?

"Sedersi al caffè in buona compagnia è un presupposto invitante. Così come lavorare in un ufficio pubblico. Oppure trovarsi a tavola, meglio se per cena. Ma senza convitati comizianti, assertori e polemisti".

Il cazzeggio è maschile o femminile?

"Al bar gli uomini parlano di calcio, donne e politica. Le donne invece si ritrovano al parrucchiere per spettegolare e chiacchierare di uomini e moda. Temi molto stimolanti per cazzeggiare. Ma non è sufficiente l’argomento: è il modo in cui viene trattato a fare la differenza".

Vuole spiegare?

"Il cazzeggiatore non cerca di prevalere sugli altri. Gli piace partire da una posizione per arrivare alla conclusione opposta, cambiando più volte tesi durante la conversazione. Non ha un obiettivo o un traguardo. La libertà di spaziare lo esalta".

Quindi ha bisogno di un gruppo per esprimersi?

"Il rito è quasi esclusivamente collettivo. Il cazzeggiatore solitario dev’essere molto molto bravo altrimenti fallisce. È come giocare a scacchi da solo: puoi farlo, ma devi costruire un alter ego che ti contraddica con idee originali. I bambini sono intuitivi, perciò ci riescono: sono capaci di stare per ore a veder rotolare una pallina. Poi purtroppo arriva la mamma che intima di smetterla. Il cazzeggio andrebbe insegnato a scuola".

C’è un’ora magistrale per cazzeggiare?

"Va dalle 18.35 alle 21.06, quando nei paesi civili ci si trova per l’aperitivo. L’ho sperimentato cronometro alla mano: quelle ore morte sono perfette per nutrire il vuoto. Esercizio stilistico di altissima qualità umana".

La Nonciclopedia, la Wikipedia satirica, lo definisce un’antica arte in cui gli italiani eccellono.

"Tutte le nazioni latine prediligono il cazzeggio. La Grecia per esempio, culla della civiltà. In Spagna c’è una parola, sobremesa, che indica il momento successivo al pasto. È lì che il cazzeggiatore viene fuori".

L’autentico professionista?

"Gli artisti lo sono. Conrad diceva sempre: ‘Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?’".

Cazzeggiatori si nasce o si diventa?

"Entrambe le possibilità sono contemplate. Il cazzeggiatore è attraente come un magnete. Fa scuola e crea proseliti".

Il web ha cambiato le forme del cazzeggio?

"La rete consente di ciondolare per ore senza meta: c’è una maggioranza silenziosa che esercita regolarmente questa possibilità. I leoni da tastiera, quelli che spargono cattiveria e fanatismo, fanno rumore, ma sono pochi".

E il lockdown?

"Offre opportunità infinite. Consente di pianificare e strutturare la disattenzione, il tempo perso è sempre guadagnato. Era l’ultima domanda?".

Sì.

"Peccato, avrei cazzeggiato ancora un po’".