La sorpresa a Vicenza Il candidato Pd in volata (anche senza la Schlein) "Qua i big non li voglio"

Al ballottaggio Possamai è favorito: ho parlato dei problemi della città "È risultata decisiva la campagna porta a porta e in vecchio stile".

di Antonella Coppari

La sorpresa delle ultime elezioni amministrative è lui, Giacomo Possamai, il candidato del Pd che, rovesciando i pronostici, a Vicenza ha superato il sindaco uscente, Francesco Rucco, e forse ipotecato una vittoria inattesa.

Come spiega il suo successo?

"Con una campagna vecchio stile: siamo andati quartiere per quartiere, come si diceva una volta. Io annunciavo: ’Oggi mi trovate in questo bar alle 18, chi vuole venga e dialoghiamo sulla città’. Le prime settimane si presentavano 15 persone, poi 25, poi 40 e alla fine anche 150. Così, abbiamo fatto un risultato oltre le aspettative. Ma ci siamo aggiudicati solo il primo tempo. Ora c’è il secondo round, e si riparte da zero".

Lei non ha voluto big al suo fianco. Non li inviterà nemmeno in vista del ballottaggio?

"Non si tratta di escludere i big, ma di inviare un messaggio preciso: siamo concentrati sulla nostra città. Dall’altra parte, Salvini è venuto tre volte, ma i vicentini devono scegliere il sindaco e non credo che, casomai il centrodestra vincesse, lo farà lui al posto di Rucco. Proprio per sottolineare il dialogo sui territori, gli unici ospiti esterni nella mia campagna sono stati i sindaci".

C’è chi nella scelta ha letto pure un altro significato: rimarcare la distanza da Elly Schlein.

"Assolutamente no. Non è venuta lei, come non sono venuti gli altri leader della coalizione".

Tuttavia, alle primarie ha votato Bonaccini.

"Sì, dopo di che per me chi vince il congresso è il segretario. E chi esce dal partito adducendo scuse, fa questo: adduce scuse. Tra l’altro, secondo i sondaggi, con la nuova segretaria il Pd ha recuperato consensi".

Quanto ha pesato l’amicizia con Enrico Letta nella sua candidatura?

"Enrico lo conosco da quando avevo 17 anni, è stato una figura molto importante per la mia crescita. Quando mi ha chiesto di candidarmi alla Camera ho risposto che volevo semmai valutare l’ipotesi di una candidatura a sindaco per proseguire l’impegno sul territorio, visto che sono consigliere regionale. Lui ha rispettato la scelta, ma mi sono preso del ’matto’ da più parti".

Molti la paragonano a Damiano Tommasi, il sindaco di Verona. Si ispira a lui?

"A Damiano voglio molto bene, ma abbiamo storie diverse. Sicuramente, spero di suscitare lo stesso entusiasmo che ha scatenato lui lo scorso anno a Verona e di vincere il ballottaggio".

L’esperienza di Vicenza sembra dire che il Pd vince se parla ai moderati. È così?

"Il Pd vince se parla".

Sì, ma con quale linguaggio? Per dire cose di sinistra o di centro?

"Per parlare il linguaggio della gente. Qui abbiamo parlato il linguaggio della città, proposto temi e questioni che interessavano ai cittadini".

A Vicenza il Pd è andato molto bene senza l’alleanza con Conte. È questo il responso delle elezioni? Cercare l’alleanza con M5s è un errore?

"Non è un errore allearsi con nessuno. Il Pd, essendo il perno della coalizione di centrosinistra, ha il compito di cercare un’alleanza larga. E comunque, discutere di alleanze quando mancano quattro anni alle politiche non ha senso".

Farà apparentamenti per il ballottaggio?

"No, ma non questo non significa che non parleremo con altri candidati. Chiederemo voti a tutti. Pure a chi ha votato dall’altra parte".

Anche se lei è considerato il moderato per eccellenza?

"Solo sentire il termine moderato mi fa venire l’orticaria".