La sinistra vince se conquista la provincia

Lorenzo

Castellani

Nell’analizzare la vita politica italiana non bisogna mai dimenticare che il nostro è un paese decentralizzato, dove le province detengono un peso politico ed economico molto rilevante. Tre quarti della popolazione italiana vive in città con meno di centomila abitanti, gran parte dell’industria manifatturiera e dell’artigianato sono dislocati in distretti provinciali e centri piccoli. Si potrebbe motteggiare che chi governa la provincia governa il paese. Ad oggi i comuni medio-piccoli continuano a mostrare una decisa prevalenza del centrodestra. Pur nelle recenti elezioni amministrative, un tipo di competizione in cui la destra tende tradizionalmente ad avere meno capacità di mobilitazione dell’elettorato rispetto alla sinistra, si registra un buon risultato delle forze di governo. La spallata della sinistra nelle province non c’è stata. E questo, insieme al magrissimo risultato del Movimento 5 Stelle nel centro-nord, dovrebbe essere un campanello d’allarme per il Pd di Elly Schlein.

I dati elettorali delle ultime due elezioni politiche (2018, 2022) sono incontrovertibili: più i comuni diventano piccoli, maggiore è l’affermazione della destra. Ciò perché l’ “Italia dei piccoli” esprime esigenze, bisogni, stili di vita e valori che la cultura progressista, molto forte nelle metropoli a livello politico, non riesce ad intercettare. Ma questa Italia periferica è fondamentale, oltre ai numeri demografici, per ciò che dà al paese: imprenditoria, produzione, concretezza, tradizioni, senso di comunità. Non riuscire a parlare a questa larga fetta d’Italia significa mancare il confronto con la maggioranza degli elettori e negarsi la possibilità di vincere future elezioni politiche. Schlein funziona nelle grandi città, ma se vuole sperare di competere con la destra deve aprirsi all’idea di parlare ad un elettorato con sensibilità diverse da quelle della borghesia metropolitana.