Raffaele Marmo Fa un effetto di muffa quel manifesto-post dell’alleanza Verdi-Sinistra italiana di Bonelli & Fratoianni che chiede l’abolizione dei jet privati. Con l’olezzo un po’ stantio e un po’ rancido dei cibi andati a male. O, se vogliamo essere un po’ più eleganti, con l’odore dei vecchi reperti novecenteschi, nascosti in soffitta e tirati fuori a lucido, con una veloce spolverata, solo per l’occasione. Per quella voglia elitaria e autoreferenziale da salotto bene di épater le bourgeois (in francese, in italiano sarebbe da poveracci). Le parole sono severe, ma ci sembrano anche giuste. Quel manifesto (neanche originale, ma preso pari pari da quello di Rifondazione del 2006 con il panfilo bianco ancorato in un mare scintillante e la scritta "Anche i ricchi piangano") è solo una boutade da gauche caviar (il francese resta d’obbligo con lorsignori) che, con l’alibi dell’ambientalismo (un tanto al chilo, perché non sanno neanche i numeri infinitesimi dell’inquinamento specifico), trasuda anti-capitalismo a piene mani. Un vizio che non è meno grave dell’anti-europeismo, dell’anti-democrazie occidentali, dell’anti-società aperta, che imputano ai loro avversari di destra. Perché – e non ci sarebbe neanche bisogno di scomodare il Max Weber dell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo – l’idea della libertà, dei diritti individuali, dell’intraprendere e del merito (anche per diventare ricchi), è consustanziale all’essenza delle moderne democrazie liberali. Perché, se non fosse stato e non fosse così, non avremmo mai avuto Steve Jobs e Bill Gates, la Apple e Microsoft, ma neanche Enzo Ferrari e Leonardo Del Vecchio, o Giorgio Armani, Gianni Versace e Valentino, per non parlare delle migliaia di imprenditori che, con il loro talento e le loro multinazionali tascabili, hanno fatto la Ricostruzione del Paese e il Miracolo economico. Anche per Bonelli & Fratoianni che non lo sanno. Ma Enrico Letta, loro alleato, sì.