Martedì 23 Aprile 2024

La sfida più difficile per la Nato

Mario

Arpino

Gli ultimi sviluppi del conflitto Russia-Ucraina pongono la Nato di fronte al suo momento più complicato dal 4 aprile 1949. Dei 14 articoli, quelli pregnanti sono il primo, il quarto e il quinto. L’articolo 1 vincola l’Alleanza a risolvere le crisi in modo che la pace, la sicurezza e la giustizia non vengano mai meno. L’articolo 4 fa obbligo alle parti di consultarsi quando sorga la minaccia di compromissione dell’integrità, dell’indipendenza o della sicurezza di una di esse. L’articolo 5 afferma che un attacco a uno o più membri sarà considerato come un attacco a ciascuno. Il ’concetto strategico’ è il secondo pilastro della Nato: viene rinnovato ogni dieci anni e, mentre durante la guerra fredda era segreto, a partire dal 1991 sappiamo tutto. Non guerre, ma cooperazione. La Russia usciva così dal mirino, ma per rientrarvi subito dopo. Infatti l’ultimo concetto, approvato quest’anno (aggressione all’Ucraina in atto) individua nella Russia l’ostacolo alla pace da fronteggiare. Con meno drammaticità, per la prima volta viene citata anche la Cina. Quindi, almeno sulla carta, la Nato sa quando reagire. E allora, dove sta il problema, oltre che nell’avere di fronte uno Stato da sempre autocratico, a prescindere da chi lo governa?

Il dubbio inizia dall’articolo 4, quando parla di minaccia alla sicurezza di un Stato membro: un paio di giorni fa i missili di Putin sono caduti anche su Leopoli, città ucraina ad una manciata di chilometri dal confine con la Polonia, tradizionalmente invisa alla Russia. È aggressione, o solamente minaccia? Infatti, siamo ormai nei dintorni dell’articolo 5, che parla di possibile uso della forza "to restore and maintain the security" dell’Alleanza. Che fare, se "mantenere la calma" viene interpretato dall’Autocrate come segno

di debolezza?