Mercoledì 24 Aprile 2024

La sfida di Brugnaro: ora Coraggio "Debito buono e gente preparata"

Il sindaco di Venezia ha fondato la nuova forza di centrodestra: "Con Draghi non sprechiamo il Recovery"

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di Pino Di Blasio

Per Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, il secondo posto nella classifica Governance Poll 2021 sulla popolarità dei sindaci "è solo una spinta a migliorare, perché il secondo non è il primo. Scherzi a parte, diamo il giusto valore a queste classifiche".

E quale sarebbe?

"Sono un premio alla visibilità di sindaci e amministratori che hanno pensato ai servizi pubblici, assieme ai lavoratori, mentre i cittadini erano chiusi in casa per il lockdown. Sono i protagonisti dell’Italia silenziosa, perché ci vuole coraggio a candidarsi a sindaco. Soprattutto per uno come me che non prende lo stipendio e ha ceduto le sue 23 società a un blind trust".

La parola ’coraggio’ non è casuale visto che ha dato vita a Coraggio Italia con Toti.

"Ci vuole coraggio per fare le cose in questo Paese. E la prossima battaglia sarà quella della ripresa economica, che combatterò volentieri al fianco del presidente del consiglio Draghi".

Che consigli darebbe al premier e agli altri sindaci?

"Non do consigli, preferisco riceverli. Ho imparato dalla vita che l’esempio vale più di mille parole. Quando parlo di coraggio lo declino anche in senso civico. Sono stato rivotato a settembre dai veneziani, in campagna elettorale avevo detto che se vincevo avrei fatto una festa, se perdevo ne facevo due. Ho avuto coraggio nel dire ai cittadini che, nonostante Venezia fosse avanti a tutti nella raccolta differenziata, serviva anche un termovalorizzatore, andava realizzato. L’alternativa erano le discariche, la scelta peggiore come sanno bene nel Nord Europa dove l’ambientalismo è una cosa seria. Mi hanno rivotato ugualmente".

Perché è difficile trovare candidati sindaco in tante città?

"I cittadini sono più avanti della politica e di un sistema ingessato che relega l’Italia agli ultimi posti nelle classifiche che contano. Negli ultimi 30 anni la politica si è lasciata umiliare. La gente ha bisogno di credere in qualcosa, non vuole più premiare solo chi grida. Lo sport insegna che si vince con la squadra, come dimostrano le Nazionali di calcio e di basket. E che alla fine vince sempre il migliore".

Cosa farebbe lei per trasportare in politica la formula meritocratica dello sport?

"L’Italia è il Paese dei Comuni e dei grandi brand aziendali, dobbiamo ripartire da questo. Serve gente competente. E per fortuna qualcuno ha lavorato perché il Governo di prima andasse a casa e arrivassero persone più serie. Si può sempre migliorare, ma non serve la grancassa. A Venezia si dice che la barca più veloce è quella che fa meno acqua. L’Italia è come una barca a remi, le serve meno clamore per andare più avanti".

Come sosterrebbe Draghi?

"Invitandolo a mantenere l’impegno che ha preso con i giovani, ai quali stiamo lasciando il fardello più pesante. Quando il presidente del Consiglio ha parlato di debito buono, ha indicato investimenti per i quali vale la pena pagare interessi. Con il Recovery Plan l’Italia farà ancora più debiti, tra 30 anni i giovani li chiameranno il ’debito Covid’ e chiederanno per cosa sono serviti quei soldi. Se li sprecheremo, avremo perso la nostra occasione storica e distrutto il futuro di un’altra generazione. A Draghi serve una forza politica che spieghi alla gente, alla signora Maria, perché bisogna fare le riforme in questo Paese, senza urlare".

Quali riforme vorrebbe?

"L’amministrazione pubblica è lenta e vecchia, Brunetta si sta dando da fare ma va resa più efficiente. Dobbiamo ridare credito ai corpi intermedi, per tornare a pensare da squadra, da Paese unito. Per questo investirei molti dei miliardi europei nelle infrastrutture al Sud, nei treni in Sicilia e nella rete dei porti e delle darsene. Conviene investire lì dove ci sono maggiori possibilità di crescita, anche per far capire alla gente del Sud che siamo un solo Paese. Se lo dice il sindaco di Venezia, penso si capisca ancora meglio".