Iran, la Regina degli scacchi senza velo. Teheran minaccia: nessuna pietà

Il presidente Raisi: "Le manifestazioni ci disturbano". La campionessa ora rischia grosso. Nuovi arresti e fermi, la ricercatrice: "Il futuro? Dipende da chi diventerà leader nella rivolta"

La campionessa di scacchi iraniana Sara Khadim, 25 anni, al Mondiale senza velo

La campionessa di scacchi iraniana Sara Khadim, 25 anni, al Mondiale senza velo

Roma, 28 dicembre 2022 - La rivolta del popolo iraniano – in primis delle donne iraniane, ma non solo, dell’intera società civile – contro il regime teocratico non molla la presa. In una nuova sfida al regime dei mullah, la campionessa di scacchi Sara Khadim ha partecipato al campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare il velo obbligatorio. È un gesto simbolico che sta diventando virale. "Le donne iraniane sono passate dalla resilienza alla resistenza e sono ormai in prima linea. Adesso – osserva la professoressa Farian Sabahi, ricercatrice senior dell’Università dell’Insubria – bisogna vedere se Sara Khadim tornerà in Iran o se si è preparata una via di fuga. Il regime, infatti, non tollera gesti simili e una delle prima atlete a gareggiare senza il velo, l’arrampicatrice Elnaz Rekabi, fu prelevata dai pasdaran dopo una gara in Corea del Sud, e venne portata prima in ambasciata e poi a Teheran dove fu costretta a rimangiarsi tutto". Dopo di lei era stata la volta della pattinatrice Niloufer Mardani e decine di artiste hanno pubblicato foto e video senza il velo: quella protesta ha portato all’arresto di molte di loro. Alcune sono state rilasciate, ma Taraneh Alidousti, una delle più famose attrici iraniane, è ancora detenuta nella famigerata prigione di Evin.

Il regime non molla. "Non avremo nessuna pietà per chi protesta in Iran, per chi si dimostra ostile nei confronti della Repubblica islamica" ha dichiarato il presidente Ebrahim Raisi, che durante un comizio a Teheran ha aggiunto che "l’abbraccio della nazione è aperto a tutti, ma non mostreremo pietà per coloro che sono ostili". Chiusura assoluta. "La leadership di Teheran – spiega la professoressa Farian Sabahi – si trova davanti al dilemma del dittatore: se non offre al suo popolo prospettive di cambiamento le proteste continuano, mentre se le dovesse offrirle apparirebbe debole". Le possibilità per la teocrazia di mostrasi ragionevole sono limitate dalla sua stessa natura. "ll regime – osserva Sabahi, autrice di testi come ’Storia dell’Iran’ e ’Noi donne di Teheran’ – non farà compromessi e non è in qualche misura riformabile. In passato ci sono stati molteplici tentativi, e tutti coloro che ci hanno provato sono finiti in carcere, agli arresti domiciliari, oppure in esilio".

Le risposte delle forze di sicurezza sono sempre più violente, nelle carceri dopo torture e abusi dei diritti umani sono all’ordine del giorno, nelle aule di giustizia dove le condanne a morte di manifestanti hanno già superato quota cento, come nelle strade delle città. Giusto ieri il comandante in capo delle forze di polizia iraniane ha confermato la notizia dell’uccisione di Saha Etebari, una bambina di 12 anni, colpita dal fuoco degli agenti del regime contro l’auto su cui viaggiava assieme ai suoi genitori. "Con l’uccisione di Saha – osserva la professoressa Sabahi – salgono a 69 i minori morti nella repressione di regime. L’impressione è che le forze dell’ordine sparino nel mucchio, mi auguro non abbiano preso di mira una bambina. In ogni caso la violenza ha come obiettivo intimidire la popolazione affinché non si unisca ai dimostranti. E, di pari passo, è certo che l’uso della violenza non fa che togliere legittimità al sistema politico". La pressione dell’occidente è netta e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha convocato per oggi alle 12 l’ambasciatore designato iraniano. L’ambasciatore non ha ancora presentato le credenziali al Quirinale, si osserva alla Farnesina, ma la gravità della situazione in Iran ha indotto il governo a fare questo passo.

Il futuro è complesso, tutto da scrivere. "Gli scenari – osserva la docente di storia dell’Iran – sono molteplici, molto dipende da come si muoveranno i pasdaran, ma anche dagli attori regionali e internazionali, ovvero da eventuali azioni di forza degli Stati Uniti, piuttosto che dall’evoluzione della guerra in Ucraina perché la leadership di Teheran trova nell’alleato russo una sponda. Dopodiché, bisognerà vedere come si muoveranno le piazze iraniane, se emergerà una qualche forma di leadership e di organizzazione. È una partita ancora tutta da giocare".

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