Sabato 20 Aprile 2024

La severità senza carezze rovina le vite

Viviana

Ponchia

Lo sport è disciplina, sudore e qualche volta lacrime. Dovrebbe essere anche bei ricordi, non un trauma paramilitare che segna la vita. Nella preparazione di un marine, come ci ricorda il cinema, spunta spesso il sergente carogna di Stanley Kubrick, il cui compito è farsi odiare e trasformare le reclute in killer. Sono vermi, palle di lardo. Perché lo scopo del corso è distruggere l’autostima per alimentare la voglia di uccidere. Quando una bambina entra in una palestra e supera la selezione naturale che screma i volenterosi dagli agonisti, ha due sogni: diventare una campionessa e rendere orgoglioso l’allenatore, cioè la divinità alla quale ha promesso obbedienza e risultati. Sta nel calderone tumultuoso dell’adolescenza pieno di stimoli e modelli irraggiungibili, il problema non è suo: ama la vita e ama il suo dio, di cui si fida.

Il problema è lui, o lei, la divinità che fa le regole. Si annida dentro un sistema che si accorge solo adesso della differenza fra ciò che troppe volte succede su tappeto elastico e la vigilia della partenza per il Vietnam. Vessazioni, abusi, umiliazioni sull’aspetto fisico. Palla di lardo non può fare la spaccata, deve pentirsi e digiunare.

Il verme non è all’altezza. Emanuela Maccarani, direttrice tecnica dell’Accademia internazionale di ginnastica ritmica di Desio, adesso è indagata con la propria assistente Olga Tishina per maltrattamenti su giovani ex atlete. Ha già avuto modo di difendersi. E forse sarà attraverso le sue parole che si capirà dove sta il confine, fino a che punto lo sport prepara alla vita e quando comincia a rovinarla. La ginnastica, dietro la grazia dei gesti, è una disciplina ruvida almeno quanto il calcio. Ci vuole il fisico. Però sarebbe più giusto dire che ci vuole il carattere (di chi impara e soprattutto di chi insegna): dedizione e severità, ma anche ascolto e carezze.