Pingitore: "Li sfottevamo tutti al Bagaglino. Ma Craxi e Andreotti ci volevano bene"

Il regista racconta i suoi quasi sessant’anni anni dietro il sipario: "La satira? Non è rivoluzionaria, è anzi organica al sistema". Dagli inizi con Pippo Franco al boom degli anni Ottanta. "Le famose pause di Oreste Lionello? Era perché dimenticava le battute..."

Pier Francesco Pingitore, 87 anni, e Valeria Marini, 54 anni

Pier Francesco Pingitore, 87 anni, e Valeria Marini, 54 anni

Per 45 anni in teatro e 20 in tv, il Bagaglino si è burlato della politica italiana. Fondatore e anima indomita, Pier Francesco Pingitore.

Nella sua lunghissima carriera lei ha conosciuto molte donne. Tra queste anche Gabriella Ferri. Come vi incontraste?

"Era il 1965, stavamo per aprire il Bagaglino e cercavamo il cast. C’era una parte comica e una di musica. Quindi eravamo alla ricerca di cantanti particolari, non banali. Avevamo contattato Tony Cucchiara che era fidanzato con Nelly Fioramonti, poi la sposò. Nelly ci presentò una ragazza che cantava canzoni romanesche. Quando la sentii mi colpì subito, aveva un repertorio romanesco ma senza quei ghirigori che mi infastidiscono. Aveva un aspetto magnetico, con occhi blu profondi e un viso che sembrava intagliato nel legno. Allora eravamo in una cantina nel cuore della vecchia Roma, che poteva contenere al massimo 70 persone. Pensavamo di ricevere 15-20 spettatori a sera al massimo, invece la voce si sparse e tutta la città voleva venire. Entravano fino a 150 persone: oggi ci avrebbero arrestato".

Quali erano i comici della parte divertente dello spettacolo?

"Oreste Lionello e Pino Caruso. Lionello l’aveva conosciuto Castellacci (Mario, coautore degli spettacoli) alla Rai e volle presentarmelo. Ci incontrammo in piazza Navona e Oreste arrivò con una specie di beauty case a tracolla, un’immagine non proprio edificante. Ma si rivelò un genio".

Ricorda un aneddoto particolare?

"Oreste divenne famoso per le sue pause. Era capace di fermarsi sul palco a bocca aperta anche molto a lungo, e poi riprendere la scena. Tutti hanno sempre pensato che fosse una tecnica teatrale, invece si trattava semplicemente del fatto che non si ricordava il testo. Restava lì, immobile, cercando di acchiappare nella memoria il seguito. Una volta doveva fare un annuncio. Entrò in scena, ma all’improvviso si era dimenticato il nome dell’artista, così disse, semplicemente: Ecco a voi.... il prossimo numero".

Un’altra colonna dei vostri spettacoli fu Pippo Franco.

"Una sera andammo in un locale che si chiamava Le Grotte del Piccione. Pippo era nell’ultima parte dello spettacolo. Vedemmo uscire sul palco questo tizio con una chitarra e un gran nasone. Arrivava e la gente rideva senza che nemmeno avesse cominciato. Questa è la grande dote del comico: con una barzelletta possiamo far ridere anche io e lei, mentre il comico ci riesce con la sola presenza".

Con gli spettacoli del Bagaglino avete rappresentato per molti anni l’Italia sociale e anche politica.

"Abbiamo sfottuto tutti, senza riguardi per nessuno. Citando Orazio: chi ci impedisce di dire la verità ridendo? Ma sempre con grande rispetto. L’insulto non è satira. Noi siamo stati anche feroci, abbiamo scarnificato il mondo politico, dalla Dc a Tangentopoli al Berlusconismo a quello che c’è oggi, cioè il Regno del Covid, senza mai offendere nessuno".

Chi prendevate di mira più volentieri?

"Moltissimo i socialisti, e anche Andreotti, che venne al nostro spettacolo. Era troppo intelligente per non capire il momento e adeguarsi. Vede, la satira non serve a fare la rivoluzione. La satira è organica al sistema, è utile a non far marcire la situazione".

Andreotti no, ma magari Craxi se la sarà presa.

"Con lui fummo feroci, eppure espresse il suo apprezzamento. Avevamo un sosia perfetto, il povero Pierluigi Zerbinati. Quando Craxi cadde in disgrazia Pierluigi era in vacanza in Puglia. Uno cominciò a urlare: Guardate, c’è Craxi!, e si formò una piccola folla in tumulto. Lui dovette scappare, inseguito dagli esagitati che volevano picchiarlo. Per fortuna lo salvò una Volante della polizia. Un’altra volta fu invitato al congresso del Psi in Puglia. Alla fine del discorso il candidato lo indicò ai presenti: ‘C’è Bettino’. Lui allora, rivolgendosi al candidato, gli disse: ‘Giovanni, devi presentarti alle elezioni perché il partito lo vuole, perché il Paese lo vuole, perché io te lo ordino’. E giù applausi scroscianti".

Avevate anche D’Alema.

"Mi portarono un signore dai capelli rossi e gli occhi blu, ma per il resto identico a D’Alema. Gli mettemmo la parrucca e le lenti a contatto colorate, e venne un D’Alema strepitoso, tanto che ce lo prese Striscia La Notizia".

C’era anche un formidabile Occhetto.

"Era un amico giornalista del Messaggero, Aldo De Luca. Un giorno eravamo a pranzo insieme, quando si avvicina una mia amica per salutarmi. Il giorno dopo mi telefona: ‘Scusa se ti ho disturbato, non sapevo che stavi con Occhetto’. Mi si accese una lampadina in testa. Purtroppo Aldo non sapeva recitare, così lo facevamo entrare con un fascio di giornali sotto il bracco. Attraversava il palco senza dire niente. Ci videro chissà quali messaggi, invece semplicemente non sapeva recitare".

Se oggi dovesse mettere in scena un nuovo Bagaglino, chi prenderebbe di mira?

"Di sicuro Beppe Grillo, lo abbiamo già fatto a teatro. E Draghi".

Messa da parte la satira politica, ora si è dedicato alla scrittura. Da Bertoni editore è appena uscito il suo romanzo "Confessioni spudorate", la cui protagonista – che parla in prima persona – è una donna. Come mai ha scelto una voce femminile?

"Ho frequentato molto il mondo femminile, e proprio attraverso gli occhi di una donna ho voluto ripercorrere la storia dell’Italia a balzi: la guerra, gli anni ‘70, gli ‘80 e la Milano da bere, la seconda, la terza Repubblica fino a oggi, alla pandemia. Qualcosa di me, ovviamente, c’è. Ma l’impegno vero è stato calarsi nelle vesti di una donna".

 

 

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