Giovedì 25 Aprile 2024

La sepoltura è il rito fondante della civiltà

Viviana

Ponchia

I l lutto ha bisogno di spazio, protezione e tempo. E di un corpo davanti a cui raccogliersi e piangere, su cui posare l’ultima carezza. Una sola cosa è più straziante della perdita di un figlio: arrendersi al fatto che sia svanito, risucchiato nel nulla dove non è possibile venire a patti con la morte. "Ribalterei ogni filo d’erba per trovarlo. Poi comunque vada sarà con me". Il padre di Mattia Luconi, travolto dall’alluvione e fino a ieri ancora disperso, chiarisce che esiste una solo modo per sopravvivere allo smarrimento radicale della scomparsa del suo bambino di otto anni. Ed è il modo su cui si fonda la nostra civiltà da Antigone in poi.

Ma la sepoltura dei morti è la svolta decisiva nell’evoluzione del genere umano anche prima che questo tipo di sofferenza diventi tragedia. Gli ominidi cominciano a distinguersi dagli altri animali quando il cadavere non viene più abbandonato all’aperto bensì nascosto nella terra o in un anfratto roccioso. Sulla sepoltura si appoggia il cordoglio ed è lì – nel giusto spazio protetto, e con il tempo – che può fiorire la consolazione. Nella fiaba di Andersen ’La Regina delle nevi’ Gerda non si rassegna alla scomparsa dell’amico Kai e arriva a chiedere aiuto alle rose, le uniche che grazie alle radici sono in grado di perlustrare l’altro mondo. È proprio quello che fa Tiziano Luconi: come ribaltare ogni filo d’erba.

Nel braccio di ferro fra la speranza e l’afflizione nessuna delle due deve durare all’infinito, un padre non può accontentarsi di brandelli di felpa. Nell’Iliade Priamo pretende da Achille la restituzione del corpo di Ettore, suo figlio. Arrivano a riflettere insieme sul destino, sul bene e il male che gli dei riservano agli uomini in proporzioni sconosciute. Achille acconsente e a Troia ci sarà un funerale solenne, le donne potranno intonare il lamento funebre, il fuoco si alzerà dalla pira per nove giorni. Solo così tutto sembrerà un po’ meno ingiusto, o almeno compiuto.