Fioccano cannonate. Sembra d’essere tornati ai bei tempi della guerra continua tra i governi di destra e la magistratura. Solo che stavolta di mezzo non c’è il singolo caso di Silvio Berlusconi, ma migliaia di immigrati che il governo avrebbe voluto chiudere per 18 mesi nei campi di trattenimento. Iolanda Apostolico, giudice a Catania, codice alla mano si è opposta. La conseguenza? Il centro Centro per i rimpatri si è svuotato. Giorgia Meloni attacca a spada sguainata: "Sono basita di fronte a una sentenza che con motivazioni incredibili rimette in libertà, tra gli altri, un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto". Nel mirino c’è la magistrata, ma senza dimenticare la controparte fissa di questa fase: Olaf Scholz, il Cancelliere tedesco. È alla Germania che la premier allude quando aggiunge: cerchiamo di gestire il fenomeno, ma tutto si fa più difficile se "altri Stati lavorano in direzione opposta e un pezzo di Italia fa il possibile per favorire l’immigrazione illegale".
Dietro l’assolo di Giorgia, il coro della destra è unanime. "Ci sono gli estremi per impugnare gli atti, andremo avanti con i rimpatri", assicura il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il vicepremier, Matteo Salvini rilancia: "La Lega chiederà conto del comportamento della giudice siciliana in Parlamento perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra. Pronti alla riforma della giustizia con la separazione della carriere". Alza il livello il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (FI): "Chi si oppone al governo è nemico della sicurezza: la magistratura è da tempo il primo problema del Paese". All’attacco, la dottoressa Apostolico risponde compassata: "È una questione giuridica, non personale". Può contare sul sostegno dell’Associazione nazionale magistrati: "È pericoloso rappresentare i magistrati contro il Paese", dice il presidente Giuseppe Santalucia. L’Anm di Catania e Milano respingono "con sdegno" le accuse alla collega, e 10 giudici del Csm raccolgono firme per aprire una pratica a sua tutela. L’opposizione si schiera a difesa della sentenza e di chi l’ha emessa: "Meloni smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese", afferma Elly Schlein. Parla di "linciaggio" dei giudici Fratoianni (SI), mentre per il 5Stelle, Giuseppe Conte, "la premier ha fallito ed evoca nemici immaginari".
Sembra uno dei centomila duelli che costellano la politica italiana.
Ma è probabile che nel centrodestra alberghi una preoccupazione più profonda alla quale dà voce Fabio Rampelli (FdI): "Un segmento di magistratura si piazza come testa d’ariete per impedire al governo di governare". Non che qualcuno ipotizzi un complotto a tavolino tra la dottoressa Apostolico, il Cancelliere tedesco e i banchieri centrali. Però, il timore per la convergenza di fattori che, assieme, contribuiscono ad assediare l’esecutivo c’è. Lo scontro con l’Europa sull’immigrazione (anche se dal Viminale dicono che si sta trattando con la Germania sulle ong) non si placa, in un quadro che vede questo fronte saldarsi con quello economico. Tutti sanno che presto sul governo partirà un pressing da Bruxelles perché metta sopra a tutto l’abbassamento del debito con tagli dolorosi. La premier ne è consapevole, e teme che ciò che oggi è una facezia – il governo tecnico – acquisti ben altra serietà. Immagina che i diversi nodi, dallo scontro con la magistratura alla tempesta istituzionale che si potrebbe scatenare con le riforme costituzionali al macigno del debito, si abbattano tutti insieme su Palazzo Chigi.