Giovedì 11 Aprile 2024

La seconda ondata fa più vittime della prima

Il report dell’Istituto superiore di sanità: da ottobre a oggi 50mila morti contro i 34mila della primavera. Uno su cinque in Lombardia

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Sono 941 le vittime del Covid-19 che avevano meno di 50 anni

di Alessandro Malpelo

La seconda ondata è stata peggio della prima. Ce ne siamo accorti tardi, proprio quando pensavamo che il sistema sanitario avrebbe tenuto testa al ritorno di fiamma dell’epidemia. Da ottobre a fine gennaio per il Covid-19 si sono contate 50mila vittime in Italia (49.274 per la precisione), che portano a quota 85.389 il totale gli esiti infausti, a partire dal gennaio 2020. Lo indica il rapporto EpiCentro dell’Istituto superiore di sanità su dati aggiornati al 27 gennaio. Nella prima violenta sferzata (marzo, aprile e maggio dell’anno scorso) i decessi provocati dal Coronavirus erano stati 34.278, con una coda di 1.837 nella fase di latenza (giugno-settembre). Le statistiche indicano che il virus Sars-Cov-2 colpisce in maniera assolutamente preponderante i grandi anziani, età media 81 anni, mentre solo l’1 per cento dei morti si è avuto nella fascia di età sotto i 50 anni. Due pazienti su 3 avevano un mix di patologie pregresse. La maggior parte dei decessi è avvenuta in Lombardia (26.674) e 16.362 di questi sono riferiti alle vittime della prima ondata.

Ma il dato della letalità non dice tutto, perché la pandemia, oltre a infierire colpi mortali all’economia, e in ultima analisi al nostro stile di vita, ha lasciato anche uno strascico in termini di conseguenze a lunga distanza nei convalescenti, molti dei quali ancora alle prese con affanno respiratorio, fatica a concentrarsi, postumi di nevralgie, debolezza. "Mai abbassare la guardia, mai venire meno alle regole che ci stanno salvando", ha raccomandato Luca Richeldi, presidente della Società italiana di pneumologia, nel commentare le statistiche, ospite di Domenica In.

In un precedente collegamento con Federfarma e Mondosanità, Richeldi ha annunciato il bilancio della campagna MisuriAMO, 25mila saturimetri per il monitoraggio dell’ossigeno offerti a pazienti a rischio Covid-19. "Le regole devono essere seguite in maniera ossessiva – ha osservato il primario di malattie respiratorie del Policlinico Gemelli di Roma –, siamo sul filo del rasoio, ci vuole un attimo a tornare verso l’arancione e il rosso". Resta intanto l’amaro in bocca per l’andamento della pandemia nei mesi invernali.

Si pensava che non avremmo più visto scene raccapriccianti come le bare stipate negli obitori e le ambulanze in coda davanti al pronto soccorso. Abbiamo dovuto ricrederci, lo tsunami non è ancora finito. Ma una nota di ottimismo viene dalle vaccinazioni e dalla rinnovata disponibilità di antivirali e anticorpi monoclonali. In tanti scommettevano che eparina e cortisone sarebbero bastati a minimizzare gli accessi in terapia intensiva e invece... Dobbiamo darci dentro ancora qualche mese per arrivare all’immunità di gregge.