Martedì 23 Aprile 2024

La scuola svolta Lo sciopero non ha senso

Elena

Ugolini

Migliaia di persone aspettavano il decreto che ridisegna le modalità di formazione e reclutamento dei docenti. Negli ultimi anni le regole sono sempre mutate, lasciando disorientati i giovani

laureati e moltiplicando il numero dei precari. Si tratta di una riforma necessaria, per questo non ha senso uno sciopero che ha come unico scopo continuare a difendere lo status quo e la stabilizzazione dei precari. Sarebbe stato bello cambiare cominciando innanzitutto dal termine reclutamento, un nome che deriva dal linguaggio militare e che così poco ha a che fare con un arte che si acquisisce studiando e andando a bottega. Attualmente esistono tre modalità per abilitarsi: la laurea magistrale per insegnare nella scuola primaria, il Tirocinio

Formativo attivo per il sostegno e il concorso abilitante per le scuole secondarie. La guerra ha distratto l’attenzione da tante storie assurde. Come quella

di chi, concorrendo per l’abilitazione in spagnolo, si è trovato davanti solo due domande di spagnolo fra le 50 previste nella prova.

Che si dovesse voltare pagina

era chiaro a tutti, ma è giusta la direzione del decreto? Sfido chiunque a capire bene il disegno tracciato, soprattutto nelle fasi transitorie, ma il decreto contiene un principio fondamentale: dividere il momento in cui si

consegue l’abilitazione all’insegnamento, da quello in cui si entra in ruolo, dando la possibilità di abilitarsi contestualmente alla laurea. Solo in questo modo si può favorire l’accesso

regolare a questa professione da parte dei più giovani senza trasformare il titolo abilitante nel diritto al posto fisso. Ma occorre fare attenzione a tre cose. Primo: nel decreto l’anno di prova per verificare le capacità didattiche prima dell’assunzione in ruolo, non sembra cambiare nulla rispetto ad un passato in cui tutti i candidati sono sempre stati confermati. Secondo: le scuole devono avere un ruolo fondamentale nella valutazione del tirocinio. Terzo: è ingiusto dimenticarsi che nel sistema nazionale di istruzione ci

sono anche le scuole non statali paritarie.