Giovedì 25 Aprile 2024

"La scuola deve insegnare a pensare" Il professore: meno test, più Ariosto

Nuccio Ordine è stato tra i primi firmatari della protesta degli accademici contro i test a risposta multipla "È puro e inutile nozionismo, ci sono istituti che preparano a queste prove mnemoniche. Così è la fine"

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"Il sistema dei quiz è mnemonico, nozionistico, non prevede il ragionamento, non permette di capire se una persona ha capacità di argomentazione e se padroneggia o no una disciplina. È un sistema sbagliato, ma non nasce per caso. È la conseguenza dei concorsi da 500mila persone, è parte di un modello scolastico barbarizzato". No, Nuccio Ordine, professore di Letteratura italiana all’Università della Calabria, studioso di Giordano Bruno, autore di volumi sulla cultura classica e il tempo presente come L’utilità dell’inutile (Bompiani, tradotto in 23 lingue) e George Steiner. L’ospite scomodo in uscita per La nave di Teseo, non è tenero coi “nuovi” concorsi, che poi nuovi non sono, visto che Ordine già dieci anni fa capeggiò una protesta di accademici umanisti contro la valutazione tramite quiz degli aspiranti insegnanti.

Professore, non è cambiato niente?

"Niente. Si continua con questi concorsi sbrigativi che non selezionano niente, in un ordinamento che ancora non riesce a programmare concorsi annuali basati sulla qualità e non sulla quantità".

I test però sembrano pratici e danno risultati misurabili.

"Li usano anche per le ammissioni all’università e lì stanno diventando strumento di selezione sociale: se io ho i soldi, pago migliaia di euro e frequento quegli istituti che preparano a quiz mnemonici, ho un alto tasso di riuscita. Se mi preparo da solo e non ho quella tecnica, probabilmente non supererò la prova. Questa è la realtà. Ma significa forse che selezioniamo i più adatti agli studi di medicina o delle altre discipline?"

Lei dice di no?

"Facciamo un esempio. In un quiz, a una domanda su quante edizioni esistano dell’Orlando furioso la risposta giusta è tre e tutto finisce lì. Ma io preferisco uno che magari non ricorda le date ma che sa che nella terza edizione l’Ariosto fece una revisione particolare, sotto l’influenza di Pietro Bembo e avendo come modelli Petrarca e Boccaccio, capendo cioè di dover toscanizzare il testo. Che cosa dobbiamo preferire? Il quiz non favorisce il ragionamento. Date e nozioni mandate a mente non servono a niente. E ancora: se in Calabria un professore riesce a far capire ai suoi studenti in un paese ad alta densità mafiosa che spacciare droga non significa essere uomo d’onore, ma di disonore, quest’insegnante avrà svolto la sua missione più alta: formare cittadini con forte coscienza civile. Ma nessun test Invalsi misurerà una cosa del genere. Oggi purtroppo gli studenti sono completamente corrotti dal sistema educativo, vengono indotti a credere che è bene studiare non per diventare persone migliori, quindi donne e uomini liberi, ma per imparare un mestiere e guadagnare dei soldi".

Da dove nasce il modello dei quiz? È quella che si dice un’americanata?

"Io non sono in grado di fare un’analisi filologica di questo tipo, ma so qual è l’idea di scuola e di formazione che ne sono il presupposto. È la scuola intesa come un’azienda, finalizzata alla produzione di diplomati, messa al servizio del mercato, la scuola che deve professionalizzare anziché formare il cittadino. Nel 2018 in un test Invalsi, che è nella stessa logica dei concorsi a quiz, si arrivò a proporre queste domande a bambini fra i 7 e i 10 anni, cito testualmente: “Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi: 1) avrò sempre abbastanza soldi per vivere; 2) riuscirò a comprare le cose che voglio, 3) troverò un buon lavoro. A bambini sotto i dieci anni! Per essere chiari: l’obiettivo di un’istruzione del genere non è far crescere e formare cittadini consapevoli ma produrre consumatori passivi e acritici".

Tutto ciò è riformabile?

"Non sotto la spinta di un singolo ministro o di un singolo paese. Le direttive oggi sono impartite a livello europeo e se non stai dentro certi parametri, non ricevi finanziamenti. Bisognerebbe decidere, a livello europeo, di abbandonare questi sistemi di valutazione e di formazione legati al modello economico neoliberista e tornare alla logica della scuola come formazione del cittadino".

Lorenzo Guadagnucci