Martedì 23 Aprile 2024

"La sconfitta sovranista stabilizzerà l’Europa"

Il politologo Christiansen analizza i risultati delle elezioni di domenica "Le decisioni sul Recovery sono già prese, ma aumenterà l’impegno green"

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di Elena Comelli

In Germania stavolta sono i verdi e liberali ad avere il coltello dalla parte del manico, mentre la sconfitta dei sovranisti potrà influire su un riassetto dell’Europa intera. Il ministro delle Finanze sarà con tutta probabilità il liberale Christian Lindner, un rigorista che cercherà di stringere i cordoni della borsa, ma Thomas Christiansen, docente di Scienze Politiche ed Integrazione Europea alla Luiss di Roma, non è troppo preoccupato: "Ormai i giochi sono già fatti, la Germania non può più tirarsi indietro sul Recovery Fund".

Professore, non c’è il rischio che la Germania cambi politica?

"Non credo. Anche grazie alla sconfitta della destra sovranista, che avrebbe potuto destabilizzare il quadro politico continentale. È chiaro che c’è un conflitto fra i liberali, che hanno un’impostazione più rigida sulla spesa pubblica, e i Verdi che hanno chiesto un vasto programma d’investimenti pubblici, soprattutto per le infrastrutture verdi. Ma dovranno trovare un compromesso".

Olaf Scholz, probabile futuro cancelliere, è un fautore degli investimenti.

"È stato proprio Scholz, insieme al governo francese, a promuovere l’idea del Recovery Fund, e ha puntato molto sulla spesa pubblica per rimettere in moto la ripresa. Ma nel nuovo governo dovrà fare i conti con i liberali, che chiederanno il ministero delle Finanze e hanno un’impostazione diametralmente opposta. Se ci sarà Lindner, il capo dei liberali, potrebbe tentare di avviare una politica più restrittiva".

E quindi?

"Non sono molto preoccupato. Tutte le decisioni sul Recovery Fund sono state già prese e anche se il governo tedesco dovesse assumere una posizione un po’ più restrittiva, non potrà cambiare la strada già intrapresa dall’Europa".

Quindi si andrà comunque verso un programma di investimenti pubblici in Germania?

"Speriamo di sì. Si parla molto di investire nella digitalizzazione del Paese, di cui la Germania ha molto bisogno perché è più indietro dell’Italia. C’è tanto da fare per mettere al passo le scuole, le università, l’amministrazione pubblica. E bisogna anche investire in un programma di resilienza all’emergenza climatica".

Come si regolerà la Germania, dopo avere già speso investito molti fondi pubblici per la pandemia?

"Ci vuole tempo per rispondere. Il nuovo governo non sarà formato prima della fine dell’anno, bisogna vedere se Scholz riuscirà a mediare fra verdi e liberali".

Da questo dipenderà anche l’impegno della Germania nella transizione energetica...

"La Germania ha già cominciato la transizione dieci anni fa, quando Merkel ha deciso di abbandonare il nucleare, tanto che le centrali nucleari sono già state quasi tutte spente e nel frattempo sono stati fatti investimenti enormi sulle rinnovabili e sulla rete elettrica".

Ora però si tratta di accelerare e la transizione energetica della Germania può trainare tutta l’Europa.

"Non c’è dubbio. Anche la drammatica esperienza dell’alluvione, che ha causato una strage lo scorso autunno, e degli incendi estivi ha convinto tutta la popolazione che bisogna intervenire con urgenza. I voti dei giovani che hanno votato per la prima volta sono andati al 50% per cento ai Verdi, per cui è ovvio che il prossimo programma di governo sarà molto incentrato su questi temi, altrimenti verrà punito alle prossime elezioni. Per questo credo che la Germania spingerà molto sul Green Deal e investirà nella transizione energetica anche più di quello che era già previsto".