Martedì 16 Aprile 2024

La scommessa del Terzo polo nel dopo voto

Pierfrancesco

De Robertis

La gente premia sempre chi costruisce e quindi non c’è da sorprendersi se i primi sondaggi dopo la rottura con Letta penalizzano Calenda, passato, nella percezione collettiva, come un lunatico guastatore. È possibile che questa virata al ribasso del leader di Azione conferisca una accelerazione nella costruzione del fantomatico ‘Terzo polo’, una sorta di isola che non c’è della politica da 25 anni cercata da molti e trovata da nessuno. A prima vista i precedenti non incoraggiano i pionieri di questo nuovo esperimento, ma a ben guardare le condizioni sono diverse dal passato, quando le due coalizioni che si confrontavano erano in salute, rette da leadership riconosciute, finendo per la loro forza di determinare una polarizzazione dello scontro.

Il centrodestra ha trovato una quadra sui collegi una decina di giorni fa, ma fino a quel momento la cacofonia aveva regnato. Dei tre leader solo Giorgia Meloni appare in pieno controllo. In più di uno nella settimana scorsa aveva, dentro la Lega, sollevato perplessità sulla conduzione di Salvini, e la stessa Forza Italia è appesa alla verve di un uomo di 86 anni. Potrà tutto questo andare avanti per molto? Nel centrosinistra la situazione è speculare, peggiorata dal fatto che lì la sconfitta è più probabile, e sia Pd sia Cinquestelle poggiano su leadership che qualche tipo di ondeggiamenti l’hanno mostrata. Così la scommessa del Terzo polo appare tesa non tanto a contribuire a una vittoria dell’uno o dell’altro, quanto a costituire una sorta di piedistallo per il dopo. O per una situazione di pareggio (poco probabile, allo stato) o a inserirsi nel gioco se i giochi si dovessero riaprire. Cosa da non escludere affatto. Basti pensare alle ultime due lagislature, nelle quali il quadro politico è profondamente cambiato (e più volte). Cinque anni sono lunghi, e una dote "terzopolista" potrebbe sembrare all’inizio ininfluente, ma subito dopo preziosa, o quanto meno spendibile.