Mercoledì 24 Aprile 2024

La salute dell’anarchico Cospito sempre più grave I medici valutano il ricovero

I sanitari di Opera e il Tribunale di sorveglianza: se peggiora andrà in ospedale. Ma la difesa invia una nuova diffida al ministero della Giustizia contro l’alimentazione forzata

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di Elena G. Polidori

Il digiuno prolungato sta provocando danni permanenti alla salute dell’anarchico Alfredo Cospito, ma la sua determinazione a proseguire lo sciopero della fame non accenna a tentennamenti. Anche se i medici di Opera e il Tribunale di sorveglianza di Milano stanno valutando l’ipotesi di un trasferimento all’ospedale San Paolo. Dopo aver ribadito per scritto, di proprio pugno, la richiesta di non essere sottoposto all’alimentazione forzata, in caso di crollo del suo fisico, ieri gli avvocati di Cospito hanno presentato una diffida al ministero della Giustizia (e per conoscenza al Garante dei detenuti) per ribadire che, in caso di peggioramento delle condizioni di salute, non debba essere sottoposto alla nutrizione o a trattamenti forzati. Se invece le sue condizioni di salute dovessero aggravarsi al punto di provocargli, ad esempio, un arresto cardiaco – sottolineano le fonti della difesa – a quel punto lo Stato dovrebbe prendersi cura di lui come avviene per tutti gli altri detenuti, quindi anche con un trasporto in ospedale.

D’altra parte, il lungo digiuno sta erodendo le sue riserve fino – probabilmente – ad arrivare a non riuscire a mantenere le sue funzioni vitali provocando quindi lo scompenso. La principale preoccupazione riguarda la tenuta del cuore e dei muscoli respiratori che una volta danneggiati mettono a rischio comunque la sopravvivenza, nonostante la possibile interruzione del digiuno. L’eventualità di un trasferimento al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo, man mano che si avvicina il rischio di una crisi cardiaca, appare vicina per non dire inevitabile.

Cospito, dunque, si sta lasciando morire, mentre si avvicinano due date cruciali, sempre per il destino dell’anarchico al 41 bis.

Il 12 febbraio scade infatti il mese di tempo per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per rispondere all’istanza di revoca del carcere duro, presentata dai suoi legali. Il 24 febbraio, poi, ci sarà, invece, in Cassazione la camera di consiglio per decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di confermare il regime speciale per quattro anni.

Se per il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, non c’è altra possibilità che la conferma del 41 bis, la conclusione della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo apre alla possibilità di declassare il regime detentivo ad "alta sicurezza", un circuito dove sono detenuti circa 10mila persone e che comunque prevede molte restrizioni, affidando le valutazioni all’autorità politica. Nell’istanza presentata al ministro, l’avvocato di Cospito fa riferimento a "fatti nuovi" non "sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza di Roma", e in particolare le motivazioni di una sentenza con la quale la Corte d’Assise di Roma ha assolto dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo tutti gli imputati appartenenti a un centro sociale della capitale e con cui Cospito aveva avuto "confronti epistolari". L’assoluzione – nel ragionamento della difesa – suffragherebbe il fatto quelle comunicazioni non servivano a manipolare una cellula esterna. I tempi sono più lunghi per la via giudiziaria. Se i giudici della Cassazione il 24 febbraio accogliessero il ricorso, annullando l’ordinanza, sarebbe probabilmente necessaria una nuova decisione del tribunale di Sorveglianza.