Domenica 22 Giugno 2025
NINA FABRIZIO
Cronaca

La Russia gela il Papa: "Irrealistico un incontro con gli ucraini in Vaticano"

Il Cremlino: non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica. Il cardinale Parolin: "Non ci sono segnali di apertura". E si propone la Svizzera.

Il presidente russo Vladimir Putin, 72 anni, con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, 75 anni

Il presidente russo Vladimir Putin, 72 anni, con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, 75 anni

Ieri mattina, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov gelava le aspettative del Vaticano di entrare in gioco nel processo di pacificazione tra russi e ucraini, proprio mentre i vescovi europei riferivano in una conferenza stampa del loro incontro con Leone XIV e di come il pensiero del neo Papa sia in favore di una pace "giusta" per l’Ucraina. "Ci siamo soffermati molto sull’importanza di lavorare per una pace giusta, questo equilibrio tra pace e giustizia sembra una cosa molto importante nel suo pensiero", diceva il vicepresidente della Comece, la Commissione dei vescovi presso la Ue, il lituano monsignor Rimantas Norvila proprio mentre da Mosca arrivava invece una doccia fredda sugli sforzi diplomatici d’Oltretevere di queste ultime settimane, quando il Papa e il Vaticano erano riusciti a catalizzare l’attenzione mondiale sulla disponibilità della Santa Sede a far incontrare "i nemici".

Nulla da fare. "Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative alla eliminazione delle cause fondamentali del conflitto", sostiene Lavrov, che rincara sottolineando "il percorso di distruzione della Chiesa ortodossa ucraina" da parte delle autorità di Kiev. "Penso che non sarebbe facile per lo stesso Vaticano ricevere delegazioni di due Paesi ortodossi in queste condizioni", ha aggiunto mentre anche dal Cremlino filtrava la contrarietà all’iniziativa vaticana. "La Russia invierà all’Ucraina le sue condizioni per un accordo di pace una volta completato l’ultimo scambio di prigionieri", ha anche fatto sapere. E a questo punto Kiev fa sapere che la Svizzera avrebbe dato la disponibilità a ospitare i colloqui. Va da sé che la Santa Sede sia perfettamente al corrente non solo della distanza tra cattolici e ortodossi in questa fase, ma anche della spaccatura in seno agli ortodossi stessi, con gli ucraini che si sono staccati dal Patriarcato moscovita guidato da Kirill dopo l’invasione.

Eppure proprio Kirill sembrava aver mostrato una timida apertura per l’iniziativa vaticana parlando comunque di dialogo. Lo stesso dialogo che veniva caldeggiato ieri dal vescovo lituano, in risposta alla chiusura di Lavrov: "Muoiono soldati di tutte e due le parti". Sulla chiusura di Mosca potrebbe aver pesato l’eccessiva sponsorizzazione della proposta vaticana da parte del fronte per così dire occidentale. "Non ho avuto riscontri", ha dichiarato laconico anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Della minaccia russa hanno parlato con molta franchezza i vescovi europei ricevuti ieri dal Papa. "Non si deve essere ingenui – ha osservato il segretario Fr. Manuel Barrios Prieto –, i vescovi dei Paesi baltici dicono che dopo l’Ucraina potrebbe toccare a loro, si deve parlare di pace ma anche della difesa legittima".

Il dialogo con i russi negli ultimi tempi è venuto meno: "Avevamo forme di interlocuzione con la chiesa in Russia ora però è stato più difficile. Il Patriarcato russo come potrebbe vedere papa Prevost? È una domanda difficile a cui rispondere, non dobbiamo mai dimenticare che la Chiesa russa è una chiesa di martiri, va rispettata. Purtroppo però ultimamente ha preso questa linea di appoggio alla guerra e invece si deve chiedere alla Chiesa ortodossa russa di tornare sulla linea ecclesiale che è quella della pace, non benedire la guerra e non usare nemmeno questa narrativa manichea, che noi in Occidente saremmo quelli che hanno perso i valori".