La Rossanda, le Br e l’album di famiglia

Ogni volta che si parla delle Brigate Rosse – e m’è capitato, solo questa settimana, ben due volte, a Bologna e a Forlì – c’è sempre qualcuno che sostiene la seguente tesi: le Br in realtà erano la longa manus della Cia, della polizia e dei carabinieri, della Dc e del Vaticano. Questa tesi, sostenuta dalla sinistra negli anni Settanta, oggi è curiosamente abbracciata anche da molti che non sono di sinistra, ma che hanno un certo compiacimento nel vedere ovunque il mistero, il complotto, le trame oscure. A tutti costoro rispose già in diretta Rossana Rossanda, la giornalista e intellettuale di estrema sinistra morta ieri a 96 anni.

Nel 1978, quando ancora molti chiamavano “sedicenti” le Br, Rossana Rossanda scrisse sul “manifesto” un memorabile articolo in cui diceva che, leggendo il linguaggio dei sequestratori di Aldo Moro, si riconosceva evidente il marchio di un album di famiglia: quello del comunismo italiano, soprattutto della parte più stalinista. Quando poi cominciarono gli arresti dei brigatisti, l’appartenenza a quell’album di famiglia risultò ancor più chiara. Rossana Rossanda era una comunista convinta ma eretica, e poteva permettersi di contraddire la colossale rimozione che la sinistra italiana aveva fatto del terrorismo rosso. Perché il punto è questo: nella sinistra italiana (una sinistra democratica, legalitaria, sicuramente pacifista) non si volle accettare l’idea che qualcuno avesse potuto scegliere la lotta armata.

Così, quando si parla di Brigate rosse, c’è ancora qualcuno che dice: non erano rosse. Intendiamoci: è possibilissimo, anzi probabile, che (specie nel caso Moro) si siano infiltrati agenti dei servizi, logge e quant’altro, strumentalizzando le Br e perfino indirizzandole. Ma l’origine delle Br resta quella descritta dalla Rossanda. Invito tutti a considerare un fatto. In Italia ci sono stati due terrorismi. Uno, neofascista e stragista, è rimasto sostanzialmente impunito proprio perché coperto e diretto da golpisti, servizi segreti e logge deviate. L’altro, quello di estrema sinistra, è stato invece sgominato. Se i brigatisti fossero stati agenti dei servizi, li avrebbero fatti scappare all’estero, oppure ammazzati. Invece, si sono fatti tutti decine e decine di anni di galera.

Ecco, Rossana Rossanda lascia anche questa lezione: l’aver ricordato che nessuno è esente dal peccato originale, in questo caso dalla possibilità di scegliere sciaguratamente la violenza nella convinzione di combattere per una causa giusta.