La Rivoluzione del tricolore Macron torna al blu del 1789

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di Giovanni Serafini

PARIGI

La prima notizia è che per un anno e mezzo nessuno se n’è accorto. La seconda è che nel luglio 2020, senza dar troppo nell’occhio, il presidente Emmanuel Macron ha cambiato il blu della bandiera francese. Invece del blu Marial, l’azzurro del mantello della Vergine, ha voluto il blu Marine, il blu della Marina nazionale. Perché questa decisione? Il riferimento religioso è sembrato bizzarro al paladino della Francia laica? Nient’affatto, ha precisato l’Eliseo: i motivi sono di ordine storico ed estetico. Non solo il blu Navy è più elegante ma è anche il colore originario delle bandiere impugnate dai Volontari della Rivoluzione, poi dai fanti che combatterono nella guerra del 1914-’18, infine dai Compagni della Liberazione durante la Seconda guerra mondiale. Insomma, è il colore nazionale.

Era stato Giscard d’Estaing a fare la prima mossa nel 1976: diede ordine di schiarire il blu perché convinto che fosse in contrasto con quello della bandiera europea. Non basta: deciso a imprimere la sua impronta al corso della storia, Giscard fece anche rallentare il ritmo della Marsigliese per renderla meno guerriera e più solenne. Anche il successore François Mitterrand, eletto nell’81, volle dire la sua: ripristinò il ritmo d’origine della Marsigliese, ma per non strafare lasciò inalterato il blu Giscard. Trent’anni e tre presidenti dopo (Chirac, Sarkozy e Hollande), eccoci al blu Macron che già sventola sull’Eliseo, al ministero degli Interni, all’Assemblea Nazionale e sull’Arco di Trionfo. Costo finora dell’operazione, in attesa che sia applicata a tutti gli edifici pubblici: 5mila euro.

Il blu Navy venne adottato fin dalle prime ore della Rivoluzione francese: e già questo è un simbolo significativo per un presidente che fra pochi mesi (maggio 2022) scenderà in campo sperando di essere rieletto. Tutti i sanculotti che il 14 luglio 1789 andarono all’assalto della la Bastiglia avevano una coccarda rossoblù. Pochi giorni dopo la Garde Nationale adottò a sua volta i due colori. Fu poi il marchese Gilbert de La Fayette, comandante della Garde, a decidere di aggiungere il bianco, colore del regno: quando ricevette Louis XVI all’Hotel de Ville, gli diede una coccarda tricolore e il re accettò di portarla in segno di sottomissione alla Repubblica. È dunque La Fayette che dev’essere considerato il padre della bandiera bianco-rosso-blu, anche perché sono i colori della rivoluzione americana cui il marchese aveva appena partecipato. Adottato da Napoleone, il tricolore ha da allora accompagnato tutti i regimi della storia francese, compreso il governo collaborazionista di Vichy.