Giovedì 25 Aprile 2024

La rivoluzione annunciata ora deve partire

Raffaele

Marmo

Elly Schlein, i capibastone, i cacicchi, i gattopardi e l’identità (ancora indefinita) di un nuovo partito contenitore. La leadership della neosegretaria del Pd andrà valutata su due piani, quello del potere interno e degli organigrammi, e quello dei contenuti. Di sicuro, dopo anni e anni di governismo esasperato e di dissanguamento elettorale, militanti e dirigenti, elettori e simpatizzanti critici, erano alla ricerca di una guida che, almeno sulla carta, potesse ridare smalto e entusiasmo a una base depressa. Sotto questo profilo, la Schelin è "perfetta". Ed è anche pleonastico insistere sul perché: donna, giovane, progressista. Ora, però, si tratta di capire quanto e come il suo proclama di "estirpazione dei mali del partito", a cominciare dalla forza di capibastone e cacicchi, potrà essere tradotto in realtà. Riuscirà, la Schlein, a regolare i conti innanzitutto con i big che l’hanno sostenuta (dai Franceschini agli Orlando, ai Zingaretti)? Sarà in grado di ridimensione, se non azzerare, l’influenza dei De Luca, degli Emiliano, dei tanti longevi sindaci del Pd in giro per l’Italia? E’ da vedere, ma la cosiddetta gestione unitaria (che sa tanto di consociativismo) e il primo ridisegno degli organigrammi, secondo il Cencelli delle correnti, non paiono il migliore viatico. Sempre ammesso che l’estirpazione proclamata sia la direzione più giusta.

D’altra parte, anche sui contenuti si tratterà di vedere il merito punto per punto per valutare la nuova identità. I titoli sono quelli del progressismo mondiale: lotta alle disuguaglianze e alla precarietà, transizione green, accoglienza, diritti civili avanzati. Ma, in concreto, quale sarà il modello di salario minimo proposto, quali le regole del lavoro, quali le tasse aggiuntive e su chi, quale la politica energetica, quale quella sui migranti? Non sappiamo. Ma sappiamo che, fino a oggi, la sinistra in Italia nell’ultimo trentennio è passata direttamente dal comunismo all’ultraliberismo globalista. È mancato e sembra mancare anche oggi, con la Schlein, la tappa della socialdemocrazia di matrice tedesca o nord-europea. E, del resto, da noi non c’è mai stata una Bad Godesberg.