Mercoledì 17 Aprile 2024

La rivolta dei vip: troppo odio, stop al web

Da Kim Kardashian a Leonardo DiCaprio, le star americane congelano i loro profili social per un giorno: "Fermiamo gli estremismi"

di Giampaolo Pioli

Saranno 24 ore di silenzio e buio assoluto. Anche Kim Kardashian compie un gesto per ribellarsi alle fake news e ai siti che propagandano l’odio e la disinformazione e per un giorno intero ha congelato i suoi account su Instagram e Facebook. Anche Leonardo DiCaprio, Sacha Baron Cohen, Jennifer Lawrence, Kerry Washington, Ashton Kutcher e Katy Perry hanno mostrato il loro sostegno alla protesta di #StopHateForProfit: fermare l’odio che genera profitto.

"Non posso restare seduta e in silenzio mentre queste piattaforme continuano a consentire la diffusione di odio, propaganda e cattiva informazione, per poi intervenire solo quando qualcuno è ucciso". La disinformazione "condivisa sui social media ha un impatto serio sulle nostre elezioni e mette in pericolo la democrazia", ha affermato la socialite.

E mentre Kim spegne le comunicazioni e invita i suoi 186 milioni di fan a fare altrettanto, Twitter e Facebook – forse per correre ai ripari – hanno deciso di bloccare anche loro per "manipolazione e spam" alcuni siti di Turning Point Action, un’associazione di giovani conservatori che avrebbe ricevuto soldi per pagare i loro affiliati (in forma individuale) convincendoli a lanciare notizie completamente false su Biden e promuovere invece raffiche di messaggi pro Trump.

I messaggi rinvenuti riguardano il Coronavirus ma anche le elezioni. "È difficile credere che i numeri non siano gonfiati", è uno dei post. Un altro invita a fare attenzione al super esperto americano in malattie infettive, Anthony Fauci: "Non credetegli". Altri riguardano il voto per corrispondenza, che si tradurrà in "frodi" elettorali. Tutti messaggi cavalcati da Donald Trump, che ha fatto intervenire alla convention repubblicana Charlie Kirk, il fondatore e presidente di Turning Point Usa sostenuto dalla sua famiglia. Il nuovo caso mostra come la strada per i social media è tutta in salita a meno di 50 giorni dal 3 novembre e come i tentativi dei big tecnologici di governare la rete lascino ancora molto a desiderare.

Nel frattempo, Twitter ha di nuovo censurato lo stesso presidente per la diffusione di "contenuto multimediale manipolato" per aver rilanciato un video di Biden in Florida associato falsamente a una canzone di protesta rap contro la polizia, mentre nella versione originale c’era un motivo in spagnolo di un noto cantante portoricano che invitava gli ispanici al voto.