Martedì 16 Aprile 2024

La rivolta dei portuali a Ravenna "Non imbarchiamo armi per Israele"

Cargo in arrivo, la protesta dopo Napoli e Livorno. La società del terminal: "L’Italia si impegni per la pace"

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Il selfie di due palestinesi davanti a un palazzo di Gaza City distrutto da un bombardamento israeliano. Sopra, il porto di Ravenna

di Lorenzo Tazzari

Prima Napoli, poi Livorno, ora Ravenna. Aumentano i porti dove il personale si rifiuta di caricare sulle navi eventuale materiale bellico inviato agli israeliani e impiegato nel conflitto con Hamas. Anche se l’altra notte è stato firmato un accordo per il ‘cessate il fuoco’, ieri sono stati Cgil, Cisl e Uil a spiegare che "i lavoratori del porto di Ravenna si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possa alimentare il conflitto tra Israele e Hamas, ripreso in queste settimane nella Striscia di Gaza". I sindacati si riferiscono all’arrivo al Terminal specializzato del gruppo Sapir di una nave che "nei prossimi giorni ormeggerà al porto di Ravenna per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici. La nave sbarcherà il carico in un porto israeliano" probabilmente Ashdod. Sulla vicenda ieri pomeriggio è intervenuto il gruppo Sapir confermando l’indiscrezione dei sindacati. "La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità 1 (infiammabili, esplosivi), risponde al vero. Ogni altra notizia o circostanza non è nota né può esserlo a chi effettui il caricamento del container".

Sul piano tecnico-amministrativo nulla impedisce di caricare il container in questione sulla nave per Israele, la prassi per questi casi è rispettata. "Il nostro compito – aggiunge il gruppo terminalista – è assicurarsi che i traffici avvengano nel rispetto delle leggi dello Stato. Ciò è avvenuto per quanto riguarda la gestione del container in oggetto".

Per i sindacati "la possibilità che il carico sia destinato ad alimentare il conflitto che in questi giorni sta infiammando il Medio Oriente è altissima". "Nel caso la nave dovesse effettivamente presentarsi al carico per imbarcare quel container – aggiungono le sigle – i lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione". La società terminalista precisa "la propria idea su quanto accade". Le donne e gli uomini del gruppo "chiedono allo Stato italiano di farsi interprete presso tutte le sedi internazionali, della necessità di dare la pace a una delle zone più martoriate del pianeta e di agire concretamente in questo senso".

Sul caso, fra le varie reazioni, c’è anche quella di Vasco Errani, ravennate doc e senatore di Articolo Uno, che sposa la causa dei sindacati: "Desidero esprimere il mio personale apprezzamento per l’iniziativa presa dai lavoratori del porto di Ravenna spiega –. Un’iniziativa che non è isolata e che nei giorni scorsi è stata presa anche dai lavoratori del porto di Livorno e che testimonia l’impegno concreto di questi lavoratori a sostegno della pace".

Le precedenti proteste risalgono al 13 maggio, a Livorno, dove era attesa la portacontainer Asiatic Island. A bordo era stato segnalato un carico di armi dirette in Israele e la possibilità che un ulteriore carico bellico potesse essere imbarcato nello scalo toscano. In realtà la Asiatic Island è ripartita senza caricare altro. Il 19 maggio è stata la volta del porto di Napoli. Nuovamente il sindacato SI Cobas, nel dichiarare il proprio sostegno ai palestinesi, assicurò che "le nostre mani non si sporcheranno di sangue per le vostre guerre".