La rivolta dei brutti: non ci fanno fare carriera

La protesta negli Stati Uniti parte da un editoriale del New York Times. "Siamo discriminati sul lavoro e guadagniamo meno dei belli"

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In una società che detesta le discriminazioni in tutte le sue forme manca all’appello la battaglia contro il ‘lookism’, l’aspetto, ovvero il pregiudizio contro i

brutti. Una lotta che il New York Times decide di fare sua e di portare avanti. Gli studi che si sono succeduti nel corso degli anni lasciano adito a pochi dubbi. I non belli hanno meno chance di trovare un lavoro e di essere promossi: il loro divario salariale con i belli è pari o maggiore di quello fra i bianchi e gli afroamericani. Guadagnano in media 63 centesimi per ogni dollari guadagnato dai belli, perdendo complessivamente nel corso della loro vita quasi 250.000 dollari.

Nonostante questo – nota il New York Times in un editoriale di David Brooks dal titolo ‘Perché è ok essere meschini con i brutti?’ –, il fenomeno passa inosservato e i social media tacciono. Questo forse perché non esiste un’associazione nazionale dei brutti che fa lobby o forse perché questo tipo di discriminazione è talmente innata nella natura umana da non farci neanche caso.

O forse perché la società celebra in modo ossessivo la bellezza, soprattutto sugli schermi dei cellulari, arrivando a ignorare gli effetti di una discriminazione che è dilagante, che porta a considerare l’obesità come una debolezza morale e come segno di appartenenza a una bassa classe sociale. "Negli ultimi decenni, i social media, la meritocrazia e la cultura delle celebrità si sono fusi per formare una cultura moderna che è quasi pagana nei suoi valori. Una cultura – spiega Brooks – che pone un’enorme enfasi sulla competitività, sul successo personale e sull’idea che la bellezza fisica sia un segno esterno di bellezza morale e valore generale".

Uno studio del 2004 ha rivelato che le denunce per discriminazioni sull’aspetto sono maggiori di quelle per la razza. Così come i criminali non belli che commettono reati minori tendono a essere puniti più severamente dei belli. Senza contare come le persone più attraenti sono considerate più competenti e intelligenti. "L’unica soluzione – è la conclusione di Brooks sul New York Times – è cambiare le norme". E prendere esempio da Victoria Secret, che ha mandato in pensione gli Angeli, per combattere il lookism.